Adolescenti e quarantena, di Nan Coosemans e Florian Hiele (Younite)
“Ogni genitore fa sempre del proprio meglio. A volte necessita solo di strumenti diversi per affrontare la situazione con i propri figli e per avere più armonia dentro di sè e nella vita quotidiana”. Questo il toccante slogan dell’autrice di questa guida, Nan Coosemans, family coach che, in tempo di pandemia, quando l’attenzione generale era più concentrata su altri aspetti sociali, politici, etici, medicali, ha voluto affiancarsi ai ragazzi, pre- e adolescenti, che sono stati forse i più pronti a sacrificare la propria giovinezza, età della libertà e delle relazioni sociali, chiudendosi in casa obbedienti al decreto-legge. L’impossibilità di “uscire fuori” è colta nel suo aspetto letterale ma anche e soprattutto metaforico. I giovani sono stati bloccati nel momento in cui si stavano aprendo al mondo delle relazioni extra familiari ed extra scolastiche. In parte ne sono stati consapevoli, in parte forse no. E lo hanno espresso, lo esprimono tuttora e lo esprimeranno anche in futuro, in vari modi, dai più sereni e razionali, ai più confusi e ribelli. Ed è a noi genitori, quindi, che si rivolge questo libretto, per suggerirci come poter rispondere al loro squilibrio con un esempio positivo, equilibrato che comunichi stabilità emotiva. Il che significa, automaticamente, evitare la collusione: “L’errore che molti genitori fanno è quello di prendere sul personale le reazioni aggressive dei propri figli e quindi ogni volta che i ragazzi si comportano male, puntano subito loro il dito contro accusandoli di mancanza di rispetto. In realtà molto spesso i ragazzi hanno altri mille motivi per essere nervosi, solo che non sanno esprimere le loro emozioni con consapevolezza e se la prendono con i genitori o con i fratelli urlando e offendendo oppure sbattendo la porta della loro camera e isolandosi. Quindi per prima cosa evita di essere iper-reattivo e quando tuo figlio ti manca di rispetto, imponiti la regola di fermarti, riflettere e chiedergli se c’è qualcosa che non va”.
Non compiangere è un altro punto fermo, secondo la filosofia dell’autrice: Il contrito “mi dispiace…”, detto malinconicamente al ragazzo, lo sminuisce, lo depaupera della sua dignità. Piuttosto creargli una versione positiva del problema, ancora meglio se sostenuta dall’esempio: “Il tuo compito come genitore è capire a quale desiderio siano connessi i suoi feelings negativi e spostare i suoi pensieri verso quel desiderio che lui in quel momento manifesta come rabbia o tristezza”.
Il libro è strutturato proprio come una guida, scritto in un gradevole copy, la forma argomentativa di oggi che si rivolge al lettore con un tu confidenziale e un approccio per domande dirette che lo portano ad estrinsecare consapevolmente problemi irrisolti, bisogni, dubbi e certezze.
Questi i sette passi.
1) Gestisci in maniera intelligente le tue emozioni e le sue emozioni in casa – Una riflessione su ciò che il genitore può (o non ha convenienza a) fare.
2) Prenditi cura del corpo e della mente di entrambi: questo invito ad un’attività fisica quotidiana va ben oltre il periodo di quarantena. E può in effetti diventare, oltre che strumento di benessere, anche un elemento che accomuna genitori e figli.
3) Lavorate in squadra costruendo una routine adatta a tutti: la vita familiare è fatta di regole e se in situazioni di normalità abbiamo imparato ad eluderle, in una situazione come quella del lockdown (che riecheggia contesti di unione forzata alla ‘grande fratello’ che può avere mille applicazioni nella realtà, anche cercate, non solo subite), quelle regole diventano imprescindibili perchè non si generi il caos, come un semaforo o un vigile all’incrocio.
4) Tratta tuo figlio come un problem solving partner: non pensiamo che siano sempre i genitori a dover risolvere il problema, sostituendoci a loro nel trovare una soluzione o peggio a mostrarla come ovvia. E’ presuntuoso. Far capire a un figlio che è sicuramente capace di trovare la sua soluzione o la soluzione migliora, stempera le tensioni e lo disangoscia.
5) Aiuta tuo figlio a guardare il futuro: questa parte è interessante e importante perchè affronta il problema, che spesso assume connotati di forte conflittualità, della ribellione. Invita a riflettere su quante volte il genitore si atteggia a giudice o comunque a depositario della verità e dell’etica. Alla critica sostituiamo l’ascolto, anzi l’ascolto intelligente. Con questo termine, tratto dagli studi di intelligenza emotiva, si intende un ascolto nel quale a) si mantenga un contatto visivo per tutto il tempo (interrompere quello che si sta facendo!, non continuare a fare altro!), b) si dimostri un interesse sincero, c) si ascolti e basta, d) si aspetta che il ragazzo abbia finito per porre domande (poche e aperte!), e) si riparta, con le domande, da quello che il ragazzo ha detto, per dimostrargli di aver ascoltato e capito.
6) Ricorda che tu rimani sempre il genitore: è come se i genitori fossero “passati di livello” in un videogame. Non si ricordano più quello che erano e facevano al livello precedente. O, se lo ricordano, spesso lo reinterpretano. E’ importante, invece, non reagire mai prendendo la cosa sul personale, neppure quando il figlio sembra aggredirli
7) Continua il processo di crescita anche post quarantena. Un mantra diffuso e verissimo è quello che interpreta la noia come pulsione positiva, non come stato di frustrazione. E’ nel momento in cui il cervello si annoia che sta in realtà elaborando del nuovo: “Tuo figlio non è demotivato o pigro, solo che è motivato a fare le cose importanti per lui“.
Rileggendo anche solo i titoli dei sette passi, risalta l’extra contingenzialità di tutti: come quelle soluzioni d’emergenza nate da una situazione del tutto eccezionale – e negativa – possano diventare stili di vita, pensiero e comportamento.