Chissenefrega degli anni Ottanta, di Sabina Macchiavelli (SEM)

Chissenefrega degli anni Ottanta, di Sabina Macchiavelli (SEM)

Dedicato a chi gli Anni Ottanta li ha vissuti a vent’anni.

La protagonista, Sandra – dietro cui fino ad un certo punto si è posizionata l’autrice tanto da utilizzare all’inizio il proprio nome, per poi staccarsene quando non si è più sentita identificata in lei – a vent’anni lascia l’Italia, la propria famiglia, con la quale ha un legame di affetto più che di stima, di silenzi più che di dialogo, ma comunque stretto, importante, fedele, e va in quello che, per quella generazione, era l’Eldorado, Londra. Proprio Londra, infatti, è la prima, grande protagonista del romanzo, coi suoi quartieri, le sue mode, i suoi tòpoi. Giardini, vie, pub, musei, sono il fulcro della vita giovanile e Sandra viene a poco a poco fagocitata da questa atmosfera tra il moderno e il decadente. 

E’ la Londra cosmopolita già da allora: “Era come una grande pancia di nave che faceva entrare tutti, indigeni e stranieri, con la stessa intensità e lo stesso disprezzo (…). Eravamo tutti stranieri, anche gli inglesi erano stranieri a Londra, e per questo eravamo tutti dolcemente accolti, ferocemente respinti, intrappolati ognuno dentro la propria identità”. Questa molteplicità di sfumature nazionali, l’autrice la rappresenta nelle amicizie più significative della protagonista: Ratna, Marie, Ferda, Kagan, Metin, il primo boyfriend. Ogni personaggio è descritto con cura nei dettagli fisici, quasi un minuzioso ritratto a matita.

E’ la Londra delle prime accettazioni di rapporti omosessuali. Irwin, il proprietario della casa dove Sandra fissa il primo alloggio, una sorta di maestro di vita pratica per lei, di tutor nel suo approccio alla vita di Londra la mette di fronte al proprio compagno quando questi giunge dall’America. E lo fa con tale delicata naturalezza che Sandra, pur venendo da una cultura ancora molto lontana e non preparata, non si scandalizza e neppure meraviglia. Sonte solo la nostalgia di quel rapporto fra loro due soli nella routine domestica. È stato sempre Irwin a trovarle il primo lavoro allo Swan, un pub dove tesse le amicizie più forti e durature. 

Sandra è simbolo di una generazione colta nel momento del passaggio dall’adolescenza all’età adulta, dal senso di libertà a quello di responsabilità, dagli ideali agli obiettivi. Ma fa molta fatica a compiere quel passaggio. Rimane in una sorta di limbo psico-emozionale, di cui è esemplificativo il rapporto con James, conosciuto come musicista disinvolto e romantico. A lungo, troppo a lungo, Sandra rimarrà incapace di accettarlo nella veste di uomo inserito in un contesto di lavoro e responsabilità. James è l’ombra che la segue ovunque, nei pensieri, nell’immaginario. E quello che le sfugge è il fatto che lui non abbia la sua stessa vena romantica, liberale, sognatrice. La disturba che debba fare i conti con il lavoro.

E lo stesso è per Lidia, la sua amica di sempre, compagna di studi, vicina di casa, ma così diversa da lei, sfuggente, evasiva. Le lega un affetto sincero, ma anche in questo caso sembra disallineato, in squilibrio. Sandra la vorrebbe più presente, meno irrequieta. Vorrebbe anche lei, come James, a portata dei propri sentimenti quotidiani, senza altre distrazioni. Ma Lidia non può, di carattere. È inafferrabile, non sta ferma a lungo in un posto né in un progetto di vita. 

La seconda parte del romanzo si svolge in Galles, dove Sandra si reca con il programma Erasmus, che in quegli anni era alle sue prime sperimentazioni. Concordato con la sua docente di letteratura inglese un lavoro su Dylan Thomas, che l’aveva colpita con alcuni suoi versi, coglie l’occasione insperata di poter ritornare in Gran Breagna. Parte così per Swansea sul canale di Bristol, il luogo natìo del poeta. Sebbene là non ci sia nulla tranne le poche vestigia che celebrano il poeta e si ritrovi in un paese ben diverso dalla multiforme e caotica City, a poco a poco  Sandra riesce a trovare lo stesso una propria ambientazione e a sentirsi addirittura conquistata dalla sua magia suggestiva: “Il panorama si apre verso l’orizzonte marino da un lato e, quando il sentiero si allontana dalla costa,la superficie tondeggiante di pascoli si estende a perdita d’occhio. L’effetto di questra dilatazione prospettica è singolare. Si produce un vuoto nella mente e nel corpo, come se ti espandessi tu stesso verso il paesaggio. Vedi le superfici dei campi e le linee del mare contro la costa e del cielo contro il mare, ma vedi anche quello che non vedi e che sta al di là”.

Sono gli anni Ottanta anche di Parigi, dove Sandra va su invito di Irwin e del suo amico americano, per trovarsi catapultata in una realtà completamente diversa da quella inglese: vibrante, sfrenata, irriverente, sporca, maleodorante, ma con tutto ciò seducente e irresistibile.

Sandra è narratrice in prima persona ed il registro usato dall’autrice riesce a rendere il connubio perfetto tra l’ingenuità del passato e la coscienza del presente, mostrandoci la spontaneità, l’autenticità del vissuto di ventenne e nello stesso tempo, facendoci sentire che ce lo sta raccontando ora. C’è un livello temporale molto specifico, studiato e ben costruito: bilanciamento fra prime esperienze e maturità. Sandra ventenne vive giorno per giorno la sua giovinezza con semplicità infantile, a volta capricciosa, a volte incerta, timorosa, fragile. Nello stesso tempo, Sandra adulta, la voce narrante dal presente, elabora ogni aspetto della sua esperienza, con profondità, rivelando un metro di giudizio particolarmente sensibile.

È il messaggio caro all’autrice, in parte ispirazione stessa del romanzo, quello di prestare attenzione a ciò che conta, a ciò che ci si ritrova tra le mani e che vale la pena di tenere stretto, perchè non si sa se poi lo si potrà recuperare. Ed anche se sul momento sembra qualcosa che non conta, che fa soffrire, che si vorrebbe superare, quando “le pieghe della memoria” si saranno distese, ripensarvi porterà una sensazione di “nostalgia sconsiderata per la quale anche le scoperte più tristi che fai del mondo diventano nel ricordo esperienze incantate”.