Manuale di incantesimi per apprendisti educatori, di Cristina Buonaugurio (Città Nuova)
Secondo volume della trilogia ideata dall’autrice, psicologa e psico-terapeuta analitico transizionale, impernitata sulla saga di Harry Potter.
ll primo, La più grande delle magie, è dedicato ai giovani, un aiuto per realizzare chi siamo veramente.
Il terzo, Tutti a bordo dell’Hogwarts Express, è un sussidio per attività psicoeducative di gruppo.
Questo libro è dedicato ad “apprendisti educatori”, educatori per professione o natura: in primis i genitori, ma anche insegnanti di ogni grado e figure responsabili anche saltuariamente o temporaneamente.
Prendendo spunto da personaggi della saga rowlingiana, la Buonaugurio traccia situazioni tipiche, le interpreta dal punto di vista sociopedagogico e suggerisce possibili strade da seguire per prevenire effetti negativi o peggiorativi o non colludere con problemi già manifestati.
Parte da una bellissima frase di Albus Silente rivolta ad Harry Potter nel primo libro: Essere stati amati così intensamente ci dà una sorta di protezione, anche quando la persona che ci ha amato non c’è più. E’ una cosa che ti resta dentro, nella pelle. Perchè, continua poco dopo l’autrice, “Il compito di chi educa (primi tra tutti i genitori), infatti, è proprio rivestire di questo amore coloro che sono affidati alle sue cure”.
Ma è sulla declinazione di questo amore che possono verificarsi degli inciampi.
Molti concetti qui espressi sono ricorrenti nei testi pedagogici divulgativi ma l’autrice, sfruttando il filone di Harry Potter conta sull’aiuto indiretto di “personaggi che ci danno la possibilità di specchiarci nel loro modo di farsi compagni di chi sta cercando il proprio posto nel mondo e di interrogarci su come a nostra volta viviamo quel ruolo, dando spazio a un’occasione di verifica e al tempo stesso di maturazione personale”.
Gioca sulla simbologia magica per identificare momenti di riflessione personale, riassunti e approfondimenti tematici offrendo così un manuale che parte da un’analisi introspettiva dell’educatore sul backgroud della propria educazione ricevuta e lo guida a ridirezionare l’atto educativo che ora spetta a lui rivolgere agli altri.<
Ci sono cinque messaggi limitanti che rischiamo di trasmettere senza volerlo – riporta in nota a piè di pagina l’autrice – sii perfetto (che induce a cercare un’impossibile perfezione a discapito di ciò che si è realmente), sii forte ( che induce a non contattare le propri emozioni quali indici di debolezza), dacci dentro (che fa credere di doversi sempre impegnare al massimo per dimostrare il proprio valore), compiaci (che indce a cercare sempre di appagare l’altro piuttosto che sè e sbrigati (che porta a sorvolare sull’assaporamento di momenti importanti). Sono messaggi che spesso indirizziamo senza rendercene conto, anzi magari ci sembra di avere piuttosto esaltato un comportamento o dato un saggio consiglio, ma non possiamo sapere davvero l’effetto che avranno intrinsecamente sul destinatario.
Ed ecco che i personaggi della saga diventano simboli rappresentativi di comportamenti sbagliati o corretti: la nonna di Neville che avrebbe voluto il nipote come il padre e gli trasmette un senso di inadeguatezza e incapacità. I genitori di Ron che proprio nella generosità del loro amore verso tutti e sette i loro figli, finiscono, a volte, per generalizzare il loro approccio verso di loro, pregiudicando la percezione di singolarità e identità di quelli più fragili: “si aspettano che io faccia bene come gli altri, ma se poi ci riesco, nessuno lo considererà una grande impresa, visto che loro l’hanno fatto prima di me” dice Ron a Harry rivelando un suo grande dramma interiore.
E così via, appoggiandosi ad esempi tratti dal romanzo, l’autrice affronta in modo concreto i temi più impegnativi dell’educazione: amore incondizionato e personale, autostima e autoefficacia, etichette legate alle emozioni, regole che siano non gabbie ma sentieri, libertà vs ribellione.
Emerge da questa piacevolissima lettura, un carnet di spunti migliorativi, che permettono agli adulti di recuperare tutto ciò che li ha formati nel tempo ed impiegarlo in modo costruttivo verso i giovani che stanno invece ancora formandosi e che hanno bisogno dei giusti riferimenti per orientarsi: “I giovani non possono sapere quello che i vecchi pensano e provano. Ma i vecchi sono colpevoli, se dimenticano che cosa significa essere giovani”. Emblematico a questo proposito è il Cappello Parlante di Howgwarts che, all’arrivo dei nuovi allievi permette di smistarli nelle classi a sconda delle qualità che riesce a vedere in ciscuno coglilendo anche quelle peculiarità che nemmeno lui sa di possedere: un compito arduo che richiede molto equilibrio e capacità di lettura incondizionata e personalizzata, ma fondamentale.
Cristina Buonaugurio ci dà qualche potere speciale con questi libri, vale la pena di sfruttarli.