Guida galattica per gli autostoppisti di Adams Douglas
Nell’Introduzione l’autore racconta la storia di questo romanzo, anzi della serie di cinque romanzi che derivano da racconti scritti per la radio negli anni ’70. È il periodo della massima diffusione della narrativa fantascientifica ed il filone che Adams sceglie è quello della satira. I suoi personaggi sono parodie dell’uomo di scienza, dell’uomo che ha fatto del progresso la propria bandiera.
Il registro linguistico scelto è quello tipico della satira o della parodia, il registro umoristico. E lo humour di Adams è moderno, scanzonato, frizzante e intelligente. Irresistibile nelle battute a sorpresa, del tutto inaspettate, che costituiscono una versione divertente dei classici colpi di scena dei generi letterari seri come gialli e thriller.
Emblematica la prospettiva concentrica attraverso cui l’autore ci mostra l’irrisorietà dei nostri punti di vista.
La prima cornice è quella di Arthur Dent, un giovane che si vede la casa minacciata dalla società edile incaricata di demolirla per costruirvi un’autostrada. Il capo cantiere, con un sorriso sardonico gli dice: “Ma signor Dent, è da nove mesi che i piani del progetto sono disponibili al pubblico, nel locale ufficio di Viabilità e Traffico”. Ebbene, poche ore dopo, l’intero pianeta è minacciato da un’esplosione immane e gli alieni usano la stessa serafica ironia del capocantiere, rivolgendosi a tutti i terrestri: “Non ha senso che vi dimostriate sorpresi. Tutti i piani del progetto e gli ordini di demolizione erano disponibili al pubblico da cinquanta dei vostri anni terrestri, nel locale Dipartimento Viabilità di Alfa Centauri”.
Inizia così il viaggio nello spazio dei due protagonisti: Ford Prefect, originario di Betelgeusi, introdottosi molti anni prima sulla Terra allo scopo di studiarne i caratteri antropologici e Arthur Dent che Ford ha salvato dalla distruzione del pianeta, in forza di una sorta di complicità inconscia. Privi di mezzi di trasporto, devono ricorrere all’autostop galattico. Ed è a quel punto che cominciano a verificarsi dei casi così improbabili da essere ritenuti a priori praticamente impossibili. Ma sono i casi che li salvano.
Sublimazione della casualità tipica dell’autostoppista è la propulsione dell’Improbabilià Infinita, un metodo di spostamento nello spazio che sfrutta la più remota possibilità di verificarsi di un evento per portarlo effettivamente a realizzazione.
Quando vengono espulsi dall’astronave dei vogon (gli stessi che hanno distrutto la terra) è praticamente certo che non possano sopravvivere, ma si verifica quell’unica casualità su milioni per cui vengono prelevati da un’astronave che sta appunto viaggiando con la propulsione dell’Improbabilità Infinita. È l’astronave di Zaphod Beeblebrox, “avventuriero, ex hppy, grab tempista (truffatore?, anche sì)” che si era fatto nominare Presidente del Governo Galattico Imperiale. Con lui viaggia Trillian, una giovane apparentemente distaccata e insensibile che si scoprirà poi essere, come Arthur, terrestre (anzi, essere stata praticamente la sua unica fiamma non corrisposta). Trillian spiega loro che è stata l’astronave a raccoglierli nel momento stesso in cui stavano per morire: “Ma è incredibile!” “No. È solo molto molto improbabile”. Ma è quell’estrema probabilità che guida gli eventi, come guida l’astronave. Tuttavia, quella situazione a poco a poco rende inquieti i protagonisti “adesso che sapevano di essersi troati insieme non di loro propria volontà, o per semplice coincidenza, ma per qualche incomprensibile bizzarria della fisica, quasi che i rapporto fra le persone fossero soggetti alle stesse leggi che governano i rapporti tra gli atomi e le molecole”.
Con ironia irresistibile, il genio di Adams irride le sperimentazioni ultra reali e le spesso irrazionali aspettative che la sua epoca stava vivendo e conduce il lettore al parossismo dell’ironia in un capitolo fondamentale della guida: “La storia di tutte le maggiori civiltà galattiche tende ad attraversare tre fasi distinte e ben riconoscibili, ovvero le fasi della Sopravvivenza, della Riflessione e della Decadenza, altrimenti dette fasi del Come, del Perché e del Dove. La prima fase è caratterizzata dalla domanda “Come facciamo a procurarci da mangiare?”, la seconda dalla domanda “Perché mangiamo?” e la terza dalla domanda “In quale ristorante pranziamo oggi?”.
Sentendosi ormai nella terza fase, si dirigono verso il Ristorante al Termine dell’Universo che è lì poco distante. Con questa divertente e scanzonata conclusione, Adams ci anticipa il titolo del secondo libro.