
Dalla parte di Eva, di Elle (EDDA)
Terzo episodio della serie di Eva Cantini, l’archeologa bolognese che, nel periodo del Covid, si è rifugiata nella casetta di montagna lasciatale dalla nonna, in un paesino nel parco del Corno alle Scale, Poggiolforato. E là trascorre l’estate in amene escursioni mai sola, sempre in compagnia della cagnetta Mina e, ogni fine settimana, dell’amato Dario, l’archeologo che, nell’episodio precedente, per amor suo, ha accettato una cattedra a contratto a Bologna. Almeno per un anno. Così, pur se solo nei fine settimana, riescono a stare insieme più di quanto non abbiano mai fatto prima. Invece, durante i cinque giorni feriali, è il telefono il loro sentiero privato, che percorrono con le parole per raccontarsi quello che è capitato nella giornata ed approfondire temi importanti.
L’evento scatenante l’avventura di questo episodio è, nelle primissime pagine, il ritrovamento da parte di Eva, grazie al fiuto di Mina, del corpo di una donna: completamente priva di vestiti – e di vita – mostra un tatuaggio immenso sulla schiena, rappresentante un’opera d’arte, Il Prometeo incatenato e le Oceanidi, gruppo scultoreo di Eduard Müller, mentre il volto è sfigurato. La bellissima copertina di Susanna Preti descrive questo momento.
Le forze dell’ordine giunte sul posto dopo la sua chiamata a Roberta, l’amica poliziotto, fanno le prime indagini per poi approfondire con le dovute indagini della scientifica.
Ma, nel momento in cui muovono il corpo, Eva nota un particolare che le rivela immediatamente l’identità della vittina: una piccola voglia a forma di cuore, così perfetta da sembrare tatuata, sulla mano sinistra: è Karen, una tedesca che da molti anni si è trasferita a Poggiolforato, vivendo da sola dei frutti delle sue conosce naturalistico-scientifiche: fitocosmetici, ortaggi ed altri prodotti ottenuti dalle erbe. Non era una persona estroversa, non mancava mai alle fiere con il suo banco, ma del resto viveva nella sua casa, isolata, pur accogliente con chiunque la cercasse: “Quando la gente ignorante incontra qualcuno di un livello culturale molto più alto, che segue un modo di vita diverso dal suo, invece di disporsi a imparare e conoscere, prefersice marchiarlo come diverso, ghettizzandolo”. E questo è il primo tema introdotto dall’autrice, un tema interessante e poco trattato, quello dell’isolamento e dell’introvesione che vengono mal giudicate.
Strettamente connesso è il tema della “stregoneria” che, nella sua essenza storica di diversità non compresa, si adatta anche al nostro secolo, quello di una diversità non compresa. Anche Karen ha conoscenze scientifiche come le donne dei secoli passati accusate di averle ricevute dal diavolo, ma in questo caso, il soprannome Hexe che le viene affibbiato, fa leva – oltre che per contrappasso alla sua bellezza – a quel suo modo di essere indipendente dai giudizi e dalle aspettative degli altri, perchè in fondo, come le fa notare Dario, la condanna delle donne nei secoli per stregoneria faceva proprio leva sul fatto che avevano “parlato e deciso con la propria testa”.
Da questa constataziona deflagra un’esplosione di riflessioni sul coraggio delle donne in quella che è una delle più elevate forme di autodeterminazione: la scelta. Ma non un atto di scelta fine a se stesso, bensì la scelta della conoscenza. Da qui il titolo, Dalla parte di Eva, dove Eva non è – o non è che in cornice – la protagonista del romanzo di Elle, ma racchiude tutte le protagoniste della storia a partire dall‘Eva biblica che ha scelto di trasgredire al comando che le poneva un confine alla conoscenza, volendo “conoscere e sperimentare, indagare con le proprie forze le leggi che regolano l’universo, la terra, il proprio corpo, oltre a rifiutare l’insegnamento calato dall’alto; in una parola, Eva rappresenterebbe la curiosità della scienza contro la passiva accettazione della fede” secondo la suggestiva interpretazione di Margherita Hack che l’autrice cita testualmente.
Eva e Dario si pongono quindi dalla sua parte. La ricerca della verità sulla morte di Karen è un gesto di gratitudine per quello che lei – e tutte quelle come lei venute prima – hanno voluto cercare e saputo trovare anche a costo della vita.
Il giallo, che l’autrice ha sempre considerato un ‘accidente’ nelle trame dei suoi romanzi che avevano altro scopo, più formativo e culturale che poliziesco, anche in questo caso, pur presente nelle sue componenti essenziali, mistero, indagine, colpi di scena, suspense, è mirato alla trattazione di altro: oltre ai temi pregnanti della responsabilità di una scelta controcorrente e decisa, ci sono quelli dell’ambiente e delle tradizioni: la montagna, con I suo paesaggi incantevoli, la storia geografica ed etologica di alcuni elementi particolari come il Lago Scaffaiolo, la cucina casalinga con le specialità dell’appennino che uniscono bolognese e modenese, i colori del cielo, i profumi della terra, dei fiori, la protezione degli alberi del bosco, I prodotti dell’allevamento, formaggi, uova, miele. Con I romanzi di Elle si fanno viaggi indimenticabili perchè verosimili, in luoghi che ci sono vicini ma che spesso ignoriamo o trascuriamo ma che sanno offrirci quel ristoro e quella evasione di cui abbiamo bisogno anche senza saperlo per la vita frenetica che viviamo ogni giorno. E Dario è l’esempio da seguire: appena possibile, recuperare quei momenti di silenzio, tranquillità, aria pura e vasti orizzonti.