Storia straordinaria di Peter Schlemihl, di Adelbert von Chamisso

Storia straordinaria di Peter Schlemihl, di Adelbert von Chamisso

Di origine francese ma naturalizzato tedesco: studiò in Germania, visse il resto della sua vita in Germania, frequentò scrittori tedeschi, scrisse sempre in tedesco, ma…si dice che pensasse, sognasse e…in fin di vita, delirasse in francese. Adelbert ha scritto questo romanzo breve che ebbe un successo strepitoso! Poi non scrisse altro in prosa, fu principalmente poeta. Ma la Storia straordinaria di Peter Schlemihl gli valse un’immensa fama presso i contemporanei, mentre oggi è, ingiustamente, quasi dimenticato.

Il romanzo si può collocare nel filone della narrativa romantica di formazione ma l’autoanalisi del protagonista incentrata sul complesso di colpa, pentimento e castigo eterno, è talmente preponderante da poterlo classificare come romanzo psicologico.

La storia, sottoforma di memoria che l’io narrante lascia a Chamisso, in ricordo di sé e soprattutto qual monito per tutti coloro che sono tentati dal potere e dalla ricchezza, ricalca le orme di Goethe nel rapporto inquietante del protagonista con il Diavolo. Diavolo che si presenta ad Adelbert nel mezzo di una compagnia di amici, durante una scampagnata, come un “uomo silenzioso, smilzo, ossuto, più lungo che largo, decisamente attempato” ma soprattutto connotato dal colore grigio degli abiti. L’uomo si rivela per la prontezza con la quale soddisfa ogni più strana richiesta della comitiva.

Nessuno, però, a parte Adelbert sembra far caso alla stranezza della persona, nessuno sembra conoscerlo e nessuno sembra preoccuparsi di sapere chi sia. La sua curiosità viene alfine soddisfatta dall’uomo stesso che gli propone uno scambio: la sua ombra per qualcosa di molto prezioso, la borsa dei desideri di Fortunatus, dalla quale si possono ricavare monete d’oro senza fine. Un po’ per scherzo, un po’ per curiosità, un po’ per effettiva avidità, il protagonista accetta e cede la propria ombra. Sembra uno scambio vantaggioso ma presto dovrà ricredersi. Non appena la gente si rende conto – e, strano, sembra che sia la prima cosa che si nota, in qualsiasi situazione in cui vi sia il sole o anche solo una luce – che l’uomo non ha l’ombra, ne rimane sconvolta, atterrita e lo rifugge.

A poco a poco, ogni luogo gli è interdetto, deve fuggire e vivere isolato, non farsi sorprendere dalla luce del sole, non parlare con nessuno. Solo due persone gli rimangono accanto: il fedele Bendel che dopo il primo sbigottimento alla rivelazione del suo segreto, accetta di essere il suo confidente e il suo unico sostegno; e l’infido Rascal, uomo ambiguo che si rivelerà uno spietato profittatore.

Adelbert, sensibile e intelligente, comprende ben presto il suo errore, l’assurdità del valore dato al denaro, rispetto a qualcosa che, seppure sembrasse insignificante, lo caratterizzava come essere umano. Per quanto inutile potesse sembrargli, l’ombra lo accomunava ai suoi simili e senza di quella non appartiene più alla comunità: “Se sulla terra l’oro vale più del merito e più della virtù, avere un’ombra vale ancora più dell’oro; e proprio io, che fino a quel momento, avevo sempre anteposto la mia coscienza a ogni ricchezza, io avevo ceduto l’ombra per del vile denaro!”.

Accanto al monito sulla vanità dei beni materiali, Chamisso mette nel romanzo il bisogno di far parte di un contesto sociale confortevole, il bisogno di essere accolto e accettato. Pur nel pieno spirito romantico, la fuga dalla collettività, la ricerca della solitudine, non sono un bisogno ma una condanna.