Lune nuove, di Maria Beatrice Masella
Una conferma del talento narrativo dell’autrice che questa volta sceglie una scrittura lieve – come l’ha definita lei stessa – ma non superficiale. Il suo intento è ancora quello di essere formativa, esplorare il mondo interiore delle emozioni, dei rapporti interpersonali, della capacità dei singoli di mettersi dal punto di vista degli altri per ampliare le proprie facoltà di comprensione ed empatia. Ancora una volta il suo panorama preferito è quello delle donne, alle quali infatti dedica il titolo del libro e tutti i titoli dei capitoli: ogni capitolo richiama una delle fasi lunari come per evidenziare le molteplici sfaccettature delle persone e le loro potenzialità espressive. Il titolo, in particolare, è esemplificativo di un nulla che racchiude l’inizio: la luna, quando è nuova, non si vede, ma c’è, silenziosa, modesta, pronta a manifestarsi a poco a poco nel riflesso della luce degli altri.
Luna nuova è sicuramente la protagonista più matura della storia, Costanza, la madre di una famiglia nella quale sono presenti rappresentanti di ogni età giovanile: dalla più piccola Athena, di 7 anni, frequentante la prima elementare, al quindicenne Arturo, bello, sportivo, maturo, alla maturanda Agata. Tre A come iniziali dei nomi scelti dai genitori, ai quali, pertanto, nella semplice ed accogliente ingenuità di Athena, sembra più che naturale accogliere in casa Allegra, una compagna di classe di Arturo, che sta vivendo un momento di forte turbamento familiare per la separazione dei genitori, entrambi a loro volta, in fase di rivalutazione della propria vita, soprattutto lavorativa. Al centro delle quattro A, c’è Misal, una ragazza di origine marocchina, compagna di classe di Agata, fragile, umile, timida, introversa e alle prese con un problema molto più grande di lei, che ha confidato fin da subito ai suoi amici, quelli che, alla sua età, rappresentano una famiglia di adozione, più facile e accogliente, almeno psicologicamente, della famiglia di origine, nonostante la sua sia fondamentalmente una famiglia felice. I suoi amici la fanno sentire al sicuro, le trasmettono tolleranza ma soprattutto pazienza e accettazione, sostegno e condivisione. Lo stato di abbattimento e sofferenza che Misal manifesta attira Allegra che è la personalità più complessa di tutte: tipica adolescente un po’ ribelle, scontrosa, affascinante, più donna all’esterno che dentro, dove permane la ragazzina che ancora non ha sviluppato la propria personalità di adulta: “Era diventata grande troppo in fretta (…) aveva l’aria di una ragazza che la sapeva lunga, cinica, strafottente e la cosa buffa era che tutti ci credevano. I primi ad averci creduto erano stati proprio i suoi genitori”.
Sopra tutte queste relazioni giovanili si pongono come un abbraccio accogliente e protettivo le due figure materne di Costanza (emblematico il nome che sottolinea la capacità di rimanere fedele alla propria disponibilità verso gli altri, consapevole che “stare nella vita degli altri le forniva una sospensione dall’affanno della sua vita (…), un momento di decompressione dalle fatiche quotidiane”) e Ottavia, la nonna, la madre del marito. Ottavia è capitata per caso nella famiglia, in questo momento così problematico ed all’inizio sembrava quasi ingestibile, per la sua età e per il suo stato di precaria lucidità mentale. Ma nella sua altalenante capacità di uscire dal suo mondo interiore e relazionarsi con l’esterno (altalenante, ancora una volta, come le fasi della luna che ora è chiara, ora scura), Ottavia dimostra una grande capacità di ascolto e di comprensione.
Costanza, accettando grata questa eredità di affetti, è più forte e serena nel predisporsi ad essere ancora e sempre più accogliente e disponibile alla comprensione e soprattutto capace di tenersi in equilibrio sull’orlo di quelle “montagne emotive” su cui gli adolescenti di oggi la costringono a salire.