Respiro, di Maria Beatrice Masella
L’autrice ha un grande talento, quello di riuscire a descrivere in gergo moderno, giovanile, di immediata comprensione da parte di ragazzi e adulti una situazione di disagio tipica, nella quale è facile, per i ragazzi d’oggi ritrovarsi nel momento cruciale dell’adolescenza: cambiamenti improvvisi di residenza, separazione dei genitori, impatto con una scuola nuova, senso si solitudine, di soffocamento. La protagonista di questo romanzo, Rossana, vive tutte queste situazioni che la portano a somatizzare il disagio in una sorta di allergia, che la fa quasi cessare di respirare. Catapultata da Panevino, località sperduta sulle colline della Lucania, dalla casa di campagna, dall’affetto rassicurante e caldo della nonna Elvira, nella grande città di Bologna, solo con la madre, con la quale ha da sempre un rapporto conflittuale di rancore, gelosia, incomprensione e diffidenza, deve abbandonare, oltre alla nonna, il padre adorato, che, apparentemente tradisce il loro rapporto speciale, rinunciando a seguirle al nord.
Così Rossana deve farcela da sola. Una sua dote straordinaria è l’autonomia di pensiero, la capacità di essere se stessa, di non sentire il bisogno di adattarsi alla massa. Per entrare nella nuova scuola, anzi, compie un gesto significativo: si fa fare da una parrucchiera una cresta tinta di verde; è il suo biglietto da visita, come se volesse dire: non mi importa quello che pensate, io in questo momento mi sento ispida e amara come questa cresta. Non solo. Rossana ha anche un’altra straordinaria dote, quella della sensibilità. Il romanzo (come tutti i romanzi della Masella) si caratterizza per un’attenzione scrupolosa ai dettagli sensitivi: odori, suoni (la tromba del musicista anonimo), sapori (indimenticabile l’incipit in cui mangia un fico “masticandolo piano per paura di mordere i ricordi“, che il suo sapore dolciastro le ricorda). Rossana conosce se stessa, i compagni, i genitori, i professori attraverso una serie infinita di piccole percezioni sensoriali che l’aiutano a vedere le persone più in profondità. E’ così che farà scoperte che l’aiuteranno a formare la sua personalità di adolescente, arricchendola di affetti nuovi.
Fondamentale per Rossana è anche l’amicizia con Sara, più grande di lei, che vive da sola, appassionata di musica rock e metal. E naturalmente, non meno importante, il rapporto con i ragazzi, che stranamente si sdoppia: quello più concreto con il compagno di classe, Claudio, e quello più mistico e inconsueto con Andrea, il trombettista. Altre due persone svolgono un ruolo fondamentale nella sua esperienza di adattamento: due persone legate alla somatizzazione del suo disagio: l’allergologa che lo diagnostica e Marina, la professoressa di francese che mette in scena con la classe la recita di un Cyrano alternativo e che sa ascoltare senza giudicare: “Che bella sensazione poter incontrare un adulto che ha visto perfettamente i tuoi errori eppure ti perdona! In genere o incontri adulti che puoi mettere nel sacco e quindi non paghi nessuna conseguenza ma impari solo a scansare le responsabilità, oppure incontri adulti che ti vogliono addomesticare e allora ti puniscono appena sbagli, così non lo fai più ma solo per paura della punizione. Il perdono offerto consapevolmente di fronte all’errore è la più grande arma educativa: come avrei potuto ancora deludere la persona che mi offriva fiducia anche quando avevo già dato prova di non meritarla? Era una fiducia al quadrato!“