Burlesque e delitti, di Mariel Sandrolini
Un poliziesco in piena tradizione classica, che l’autrice grande appassionata del genere, ci offre oggi in un momento in cui il tradizionale Giallo degli inizi del XX secolo sembra un po’ dimenticato in favore della novità del Noir; a ben vedere, comunque, l’analisi del contesto sociale in cui si collocano eventi e personaggi dà al giallo tradizionale evidenti sfumature noir.
“Burlesque e delitti” è il sesto romanzo della fortunata serie del Commissario Marra, della Squadra Mobile di Bologna. E Bologna è sicuramente coprotagonista del commissario perchè il suo centro storico, i suoi quartieri ciascuno con le proprie caratteristiche, il suo clima, le sue strade, i suoi locali costituiscono uno sfondo caldo (nonostante l’ambientazione umida e nebbiosa di questa storia), per l’affetto profondo che l’autrice lascia trasparire per la sua città, cogliendone gli aspetti più caratteristici come nell’efficace descrizione del Pilastro, uno dei suoi quartieri più difficili: “Chi sta al Pilastro, non sta a Bologna. Sta al Pilastro. Famiglie d’immigrati, operai, impiegati, dipendenti statali e tanti clandestini con il codice della disgregazione sociale infilata come un cuneo in quell’assurdo affastellarsi di edificio da realismo fatiscente: un porto di mare, dove ruota la vita di un quartiere popolare”.
Originale la scelta di richiamarsi al burlesque, un genere d’intrattenimento nato nell’Inghilterra vittoria nella seconda metà dell’800 come parodia scherzosa e burlesca, appunto, del teatro drammatico; oggi, gli spettacoli di burlesque, frequenti anche a Bologna, propongono balletti in costumi brillanti nei quali la donna esprime la propria femminilità sotto l’aspetto della bellezza, della seduzione ma anche dello spirito e dell’intelligenza.
Nei primi capitoli si presenta come protagonista di questa storia, un dirigente di banca, Fabio Pica, persona di grande serietà e irrepresensibilità coinvolto da un vecchio amico di università, l’agente assicurativo Matteo Ricci, in una serie di circostanze equivoche, l’ultima delle quali lo porta davanti alla vittima del primo omicidio: Marzia, una ballerina di burlesque brutalmente assassinata nel suo camerino dopo che lo aveva convocato con una sibillina richiesta di aiuto.
Ancora una volta, inoltre, il Commissario incrocia la propria strada con La Confraternita, della quale scopre uno dei luoghi di riunione segreta, la chiesa sconsacrata di una rocca di Monte del Re sulle colline di Dozza, alla quale sono legate leggende dalle inquietanti suggestioni. Ma neppure questa volta Marra riesce ad ottenere prove affidabili ed il mistero – ormai leit-motiv di questa serie – resta ancora aperto.
Originale e accattivante la struttura del romanzo che articola ogni capitolo in paragrafi intitolati da una frase che ricorda i sottotitoli del cinema muto, quelle didascalie che avevano una funzione di collegamento fra le scene e che l’autrice utilizza con il medesimo scopo: “La mattina seguente…”, “In sala colloqui”, “Dal ritorno dopo l’ispezione, il Commissario…”.
Altrettanto convincente l’approfondimento di alcuni elementi tecnici – come la procedura di identikit – o informatici – come l’identificativo IP, che rivelano una conoscenza non superficiale di aspetti specifici da parte dell’autrice.