Tutti i colori della vita, di Chiara Gamberale (Feltrinelli)
Questo libro, nato dalla collaborazione di due grandi talenti italiani, la scrittrice Chiara Gamberale e l’illustratrice Valeria Petroni, rappresenta un messaggio di forte impatto sul tema dell’accettazione di chi è diverso da noi e, in particolare, sul superamento dei pregiudizi razziali.
La prosa è di grande efficacia per il target dei lettori, i più piccoli: frasi brevi, dal lessico raffinato, dialoghi incisivi che. Le illustrazioni sono splendide: vivaci nella forma e nel colore, senza contorni, ricche di sfumature monocromatiche, le figure si stagliano con un’espressività straordinaria. Da ultimo, l’editore ha realizzato un prodotto di grande qualità nell’impaginazione e nei caratteri.
La storia è coinvolgente fin da subito: dopo l’efficace ambientazione nella città di Senza, “un posto senza colori, senza odori, senza sapori“, come su un palcoscenico, fanno la loro comparsa i cinque protagonisti, ciascuno dei quali entra ed esce subito, senza incontrare il precedente ed il successivo. Sono Fuoco, che conosce solo il rosso e mangia solo cibi rossi, Pepita, che conosce solo il giallo e mangia solo cibi gialli, Blues, che conosce solo il blu e mangia solo cibi blu, Nonno Carbone, che conosce solo il nero e mangia solo cibi neri e Mister Green, che conosce solo il verde e mangia solo cibi verdi. Ciascuno di loro, inoltre, ha un proprio passatempo preferito e vive così, serenamente appagato da quello che ha sempre avuto e conosciuto.
Un giorno però si verifica un terremoto che minaccia le loro case: di fronte alla paura, i cinque si riversano nel cortile e, per la prima volta si vedono. Il primo impatto è ovviamente di stupore, freddezza, ostilità: ognuno tenta di far prevalere la propria visione e rifiutare quella degli altri. Ma ad una nuova scossa di terremoto, come fosse un invito a riflettere e cambiare, ridimensionano il proprio egocentrismo: mentre nel primo incontro non avevano saputo far altro che dire “Io…!” ora, aggiungono subito “E tu?”. È l’incanto dell’ascolto, dell’apertura alla scoperta e alla conoscenza dell’altro:
”Ci si conosce raccontando agli altri chi siamo e cosa ci piace e non ci piace fare, senza paura di essere presi in giro o di non essere capiti (…) E poi ci si conosce ascoltando con attenzione gli altri, quando raccontano chi sono e che cosa gli piace, sforzandoci di capirli anziché prenderli in giro, come è facile fare quando si comportano in un moco che ci pare strano solo perché è diverso dal nostro”.
E dall’ascolto reciproco, in ciascuno di loro, si accende la consapevolezza che, accanto a ciò che si ha, c’è anche qualcosa che manca: uno spazio vuoto, libero, pronto ad accettare altri gusti, altre idee, altre abitudini. Da quella rivelazione scaturiscono nuovi legami e…ponti multicolori fra le loro case! E la città di Senza? “Quel posto esiste ancora. Ma oggi è pieno di colori. Di odori. Di sapori. E si chiama Vita”.