La Freccia Azzurra, di Gianni Rodari
Per fortuna riedito negli ultimi anni, questo piccolo capolavoro d’altri tempi, merita di essere letto ancora oggi, nel 2019, da adulti e bambini. E’ una favola speciale che contribuisce a legare i grandi e piccoli in una riconsiderazione del valore dei giocattoli e, in senso più lato, dei beni di lusso in una società come la nostra in cui si rincorre continuamente l’ultimo modello di ogni genere di articolo di svago.
In questo romanzo, la Befana è vista come una vecchietta un po’ sgarbata, un po’ prepotente, un po’ vanesia, che si fregia del titolo di Baronessa (anzi,’quasi baronessa’) e che maltratta una sua vecchia e affezionata serva. Non solo: è vista come una donna d’affari che riduce il proprio mito ad accapparratrice di doni per bambini, i cui genitori se li possono permettere. Probabilmente, il racconto nasce dalla volontà del sensibilissimo autore di voler rassicurare quei bambini, che – per l’indigenza dei genitori – non ricevevano doni per la Befana. E che succede? Succede che…i giocattoli si ribellano a questa ingiustizia e fuggono dal negozio della Befana, per raggiungere un bambino, Francesco, che si fermava ogni giorno, sognante, davanti al magnifico trenino elettrico (la Freccia Azzurra, appunto), che sapeva che non avrebbe mai ricevuto. Ebbene, tutti i giocattoli della vetrina, fra i quali un esercito di cowboys ed uno di indiani, capeggiati dal saggio Penna d’Argento, un Generale con i suoi soldatini, una serie di Bambole, un Pilota Seduto (che, fatto per guidare un aeroplano, non aveva le gambe), tre Marionette, un orsetto giallo, un canarino in gabbia, una scatola di litigiosi pastelli e tanti altri, guidati dal fiuto del cane di pezza, Spicciola e dal Macchinista e Capostazione della ferrovia della Freccia Azzurra, salgono sul trenino elettrico e partono alla ricerca di Francesco. Per la strada, però, qualche giocattolo comincia a fermarsi in case di passaggio, perché attratto dal senso di bisogno e solitudine che incontrano. Altri rimangono indietro, ma vengono raccattati da qualche papà premuroso che li destina subito ai suoi bambini; la maggioranza, sottratto alla serva della Befana,un taccuino con gli indirizzi di tutti i bimbi poveri che non si erano mai potuti permettere di ricevere doni dalla Befana, decidono di andare ognuno da uno di quei bambini. Si ha così un generoso esodo, un disperato donarsi per dare e trovare amore, che culmina dopo una serie di avventure, nel trionfo dell’amicizia sul possesso stesso dei giocattoli.