La dottrina del male, di Alessandro Berselli (Elliot)
Può essere flessibile l’etica?
È la domanda su cui ruota la trama di questo romanzo, il cui protagonista, Ivan Cataldo, è uno spindoctor ovvero esperto di marketing elettore; anzi, come si sente lui nella “modalità uomo felice”, “acclamato mentore aziendale, carismatico trainer, icona suprema”.
La sua vita è pienamente realizzata e lui ne è consapevole, la assapora giorno per giorno: una moglie innamorata da cui aspetta una bimba, una figlia già grande, quasi maggiorenne, un più che discreto benessere che gli consente di concedersi piaceri raffinati, come film d’autore, cene al ristorante, spa nei week-end: “Una start-up di democrazia familiare impostata sul concetto di fiducia reciproca e certezze affettive”.
Ma all’improvviso, squarciando il velo del romanzo psicologico, l’autore introduce un elemento distopico-noir. Un giorno Ivan riceve la visita di un certo Lombardini rappresentante di una società portatrice di un progetto politico innovativo, The Next Something, quello di sfruttare le teorie di intelligenza artificiale per raccogliere una mole di dati enorme che consenta di dedurre quale partito, con quale programma, potrebbe, presentandosi sul mercato ex novo, guadagnare la maggioranza assoluta dei voti: “Un partito politico strutturato per intercettare la popolazione votante che fluttua nel limbo facendo diventare maggioranza la ragguardevole percentuale degli indecisi. Catalizzando intorno a sé i non ideologizzati (…) gente che aderisce alle istanze in modo tiepido e vota a seconda degli umori del momento, e quindi facile prda di manifesti elettorali nuovisti”.
È un sistema che inizialmente Cataldo sottovaluta, parendogli quasi una burla, ma a poco a poco si lascia incuriosire. Con scaltrezza Lombardini gli fa vedere il lato negativo della sua vita (“Potrai sempre restartene seduto nel tuo ufficio con vista sul quartiere degli affari a guardare da lontanoil nuovo che avanza”) e lo invita ad un appuntamento con il loro Prime Minister Candidate, Giacomo Bellomo, per un colloquio di approfondimento. E Cataldo accetta. È il primo passo verso l’abisso.
Al colloquio, in realtà, non vi sarà alcuna discussione professionale: Bellomo lo seduce col fascino della ricchezza: una villa enorme, piscina, drink raffinati, cameriere irresistibili, una miscela evidentemente falsa, stucchevole, ma indubbiamente attraente. E fomenta il dubbio, il ripensamento su quello che fino a quel momento era stato una certezza: “Costretto a muovermi tra persone prive di quei valori nei quali ho sempre creduto, la comunicazione a favore del cliente che prescinde dalla propria moralità. Siamo a disposizione di chi ci paga e dobbiamo farlo nel migliore dei modi anteponendo il risultato alle nostre convinzioni”.
Bellomo, con quel ventaglio di piaceri e lussi, colpisce senza che lui se ne accorga proprio il suo punto più debole: la visione di una prosperità ben maggiore. Ed è accecante: “Nel momento in cui ti trovi a un livello superiore rispetto a quello di appartenenza, è come se ti sentissi legittimato a cedere alle tentazioni dimenticando obblighi e doveri. Una moglie incinta, una figlia adolescente. Il novanta per cento delle mie priorità affettive. Ma con il rimanente dieci pronto a istigarmi come il serpente con la mela”.
È una trappola mortale. Mortale non per lui, il cui talento professionale è troppo prezioso perchè Bellomo lo minacci, ma per tutti coloro che ostacolano il piano. Un piano che si rivela sempre pià oscuro e travolgente, che mira alla conquista del mondo non militare ma, molto peggio, politica, psicologica, culturale.
Da citare le due belle figure dei genitori di Ivan, tanto fuori dagli schemi come lui vi è dentro. Il padre, deciso a non invecchiare, ha abbandonato la moglie per relazioni con donne sempre più giovani, fino all’attuale Hanne, ma Ivan non riesce, anche volendo a portargli rancore, perché comunque riconosce che è stato lui a trasmettergli l’entusiasmo per la vita e la voglia di essere felice. La madre, ugualmente fissata a voler fermare il tempo, soprattutto dopo il trauma dell’abbandono del marito, passa dall’alcol agli interventi di chirurgia plastica. Ed anche con lei, sebbene in modo diverso, Ivan è tollerante, la incontra regolarmente, mantiene un dialogo con lei. I genitori, con le loro scelte controcorrente, con gli errori commessi, gli offrono, nel momento in cui è lui a crollare psicologicamente, un dono in più, quello dell’empatia.