L’amico virtuale, di Silvia Di Giacomo (Liscianigiochi)

L’amico virtuale, di Silvia Di Giacomo (Liscianigiochi)

Un distopico young adult a sfondo noir: l’ambiente degradato della periferia di una grande città, dove la violenza marca il territorio e la gente ordinaria deve accettarla come parte della propria vita. In quel quartiere vive Martina, anzi Martinizina, come la chiamano per sottolineare il suo aspetto ancora un po’ infantile, delicato e quasi buffo. Certo, non è confortante come immagine per una diciassettenne che vorrebbe essere ammirata e non vivere ogni giorno con “l’infinita senzazione di non essere mai la più importante per nessuno”; tanto più se la sua migliore amica, Maya, di origini indiane, è tremendamente bella. Le due giovani hanno stretto un rapporto di amicizia sincero e profondo nel quale hanno ammesso due ragazzi, Tommy e Andrei.

La loro vita viene sconvolta la sera che, dopo un concerto rock, Maya scompare misteriosamente. È l’incipit del libro: la corsa folle fuori dal concerto nel quale ha fatto irruenza la solita banda di teppisti e l’immediata e lucida percezione che a Maya sia successo qualcosa. Una gelida inquietudine attanaglia Martina e si comunica ai suoi amici. Ed il loro pensiero ritorna a poche settimane prima, quando Martina aveva scoperto nello zaino un cellulare rosso, sul quale erano cominciati ad apparire i messaggi di un enigmatico Fit. Messaggi timidi, come provenienti da un altro pianeta, che incredibilmente rivelavano ogni volta Martina a se stessa: sempre più profondamente, sempre più autenticamente. Tra lei e Fit si era così instaurata un’amicizia virtuale, un’empatia reciproca che nessuno dei due aveva mai provato prima: “Cosa fai quando ti senti sola? (…) Avevo aspettato tutta la vita un amico maschio che mi chiedesse qualcosa del genere. Sembra che i ragazzi non conoscano la solitudine, la nostalgia, la malinconia, ma forse sono troppo orgogliosi per farne un argomento di conversazione”. Ma poiché era stato proprio Fit a consigliare quel concerto dopo il quale Maya era stata rapita, il timore che sia lui il responsabile, che quell’amicizia speciale sia un inganno, provoca la rabbiosa reazione di Andrei che distrugge il cellulare. Così l’amicizia speciale di Martina è bloccata, imprigionata nel sospetto, nel pregiudizio: “L’estate sembra essersi bloccata. Non sento più neanche caldo. La paura è fredda, senza ombra di dubbio”. Quando vengono a sapere che altre due ragazze della scuola, di origine extracomunitaria, sono scomparse, si rendono conto che dietro quelle sparizioni, ci deve essere un unico pazzo criminale con un disegno ben preciso.
Le tonalità del romanzo sono chiaroscure, i colori sembrano aboliti, non c’è verde, azzurro, rosa, giallo, solo il grigio della pioggia ed il nero della notte, il noir di un luogo ed un tempo nel quale l’emarginazione hanno preso il sopravvento portando al dominio della violenza e della paura. Un ambiente fatiscente negli edifici e negli abitanti, che ineluttabilmente trascinava nella palude della criminalità tutti coloro che avevano perso o che non avevano mai posseduto speranza, accettazione, dignità. E’ alla ricerca di quella speranza, accettazione e dignità che l’autrice conduce i suoi personaggi, attraverso un percorso di valorizzazione dell’interiorità e della diversità.