Masao, l’eroe di Fukushima (Einaudi Ragazzi)
Sergio Rossi, con la prosa limpida e sciolta che lo caratterizza e la capacità di divulgare conoscenze scientifiche in modo semplice ed efficace, ha costruito una storia intorno al personaggio di Masao Yoshida, l’ingegnere giapponese che dirigeva la centrale di Fukushima quando lo tsunami del 2011 la distrusse.
Pietro è un ragazzino tredicenne, italo giapponese, cresciuto dai genitori nella completa padronanza della lingua e della cultura di entrambi i paesi. Nell’estate del 2012, ospite dei nonni durante impegni lavorativi dei genitori (architetto il padre e cantante lirica la madre) che li avevano chiamati in Brasile, si ritrova purtroppo a dover trascorrere diversi pomeriggi nell’ospedale ad assistere il nonno colpito da infarto (che poi, fortunatamente si riprenderà). Il suo comprensibile disagio, la sua soffusa paura di dover essere presente nel momento della sua morte, lo richiamano fuori dall’edificio, nel cortile adiacente, sotto l’ombra di un ciliegio. E’ lì che, attratto dai suoi disegni, si avvicina un uomo che trascina la colonnina della flebo. I due cominciano a parlare, attraverso la caratteristica discreta e delicata confidenzalità giapponese. L’uomo racconta così la propria drammatica esperienza di quel terribile 11 marzo 2011, nel quale la seconda terrificante onda provocata dal terremoto di magnitudo 9 verificatosi in mare, sommerse la centrale di Fukushima.
Masao era stato un eroe ma nessuno lo sapeva, forse neppure lui che aveva fatto quello che aveva fatto solamente per senso del dovere e con la coscienza di aver pensato prima che a se stesso a salvare vite umane e ambiente. L’autore utilizza un efficace stratagemma per dare peso a questo impegno modesto ma decisivo, il paragone con i grandi eroi del cinema, della letteratura e, come in questo specifico caso, del fumetto e del cartone animato. Pietro è un grande appassionato di supereroi, fra i quali il primo è Gundam, il robot giunto, con la prima serie dei cartoni animati di fine anni ’60, anche in Italia. In Giappone è una sorta di simbolo nazionale della tecnologica e dell’eroismo. Vi sono statue e musei dedicati a questa figura. Ebbene, giocando sul paragone tra il mito fantastico noto alle masse ed il mito umile nascosto e quasi dimenticato, Rossi riesce a trasmettere l’importanza ed il valore di quest’ultimo. Non che i miti fantastici siano inutili, anzi, servono moltissimo ai giovani per costruirsi propri valori etici, ma è importante che quei valori vengano poi calati nella realtà e che i ragazzi imparino che si può essere eroi anche nella vita di tutti i giorni, facendo con passione ciò che si è chiamati a fare, anche semplicemente il proprio lavoro.