Shoefiti, di Caterina Falconi (Lisciani)
“Il destino è selvaggio e non rispetta le regole” è il secondo capoverso del romanzo dopo un incipit d’effetto: “La soddisfazione più grande e lo spavento peggiore dei tuoi quindici anni non dovrebbero accaderti lo stesso giorno“. Catturata così l’attenzione dei suoi lettori, l’autrice li conduce in un percorso breve ma intenso verso l’acquisizione di una nuova consapevolezza del rapporto intergenerazionale. Se di solito si richiama gli adulti sulla delicatezza della fase adolescenziale, in questo toccante racconto, l’autrice richiama i ragazzi sui bisogni profondi della terza generazione, quella dei nonni.
Il colore noir, anticipato da quel bell’incipit è concentrato in un piccolo dettaglio, quello di due scarpe appese al filo della luce, che negli Stati Uniti è noto come shoefiti (unione delle parole “shoe” e “graffiti”), gesto simbolico di origine folkloristica, dalle interpretazioni più varie (dall’indicazione di un luogo in cui si fa spaccio di droga, a manifestazione di bullismo, o, meno drammaticamente, come segno della fine della scuola o imminente matrimonio) e nel quale si riconoscono i giovani. Le pantofole della nonna Sofia, la matrigna del padre del protagonista Gaetano, sono l’unica cosa che resta di lei un giorno in cui il ragazzo, rientrando da scuola stranamente preda di sinistri pensieri, non la trova più in casa: la sua stanza sembra stata percorsa da un tornado. Ma quando si viene a sapere che anche Simona, la nonna della sua vicina di casa e coetanea Greta, è scomparsa improvvisamente e che anche di lei si sono trovate le scarpe appese al filo e che fra le due era esitito un rapporto di lavoro in gioventù, allora…le cose effettivamente si complicano. Dal nonno di Greta ad Internet, fonti delle loro indagini, le tracce li porteranno a Bologna, in un giorno particolare, il 2 ottobre (la data che dal 2005 è stata riconosciuta ufficialmente come dedicata alla Festa dei Nonni).
Un messaggio importante, quello che Caterina Falconi ha voluto comunicare con questo romanzo e lo ha fatto con toni delicati e grande sensibilità, un richiamo al valore della persona che può e deve prescindere dall’età, un invito ai giovani che tante volte sembrano non “accettare che gli adulti avessero dei segreti inconfessabili. Come se a un certo punto avessero perso il diritto alla fragilità, all’incoerenza, alla passione, ai colpi di testa. A concepirsi persone a prescindere da figli e nipoti e a comportarsi di conseguenza. Tutti a giustificare le intemperanze giovanili, a definire ragazzate anche azioni francamente ignobili e nessuno che si chiedesse mai quanto fosse difficile invecchiare”.