Noir all’improvviso, di Cecilia Lavopa (I Buoni Cugini Editore)
Questa pregevole edizione di una piccola, giovane, intraprendente casa editrice, I Buoni Cugini Editori, raccoglie una serie di racconti che l’autrice Cecilia Lavopa, milanese, coordinatrice di Contornidinoir, uno dei più apprezzati blog di recensioni di narrativa soprattutto gialla, thriller e noir, ha scritto negli ultimi anni sulla scia di ispirazioni improvvise colte in scene di vita quotidiana: racconti noir, mirati al colpo di scena, con… “almeno un morto” (è il titolo della collana), ma scritti col sorriso.
Sembra un paradosso ma l’autrice ha saputo dosare con originalità l’aspetto inquietante che si nasconde nella vita con aplomb delicatamente ironico. E’ come se avesse voluto esprimere paure recondite che spesso non abbiamo neppure il coraggio di ammettere a noi stessi o sentimenti non nobili dei quali ci vergogniamo, costruendoci sopra dei brevi racconti, di gradevolissima leggibilità.
Le storie sembrano condurre verso un finale verosimile per poi deviarne improvvisamente sorprendendo il lettore con un evento estremo, spesso un omicidio all’arma bianca, un coltello. L’assassino colpisce all’improvviso, con estrema freddezza, per un motivo spesso banale, irrisorio. E può essere chiunque, anche chi, un attimo prima, sembrava la persona più normale, equilibrata ed affidabile del mondo.
Sembra che l’autrice voglia scuoterci dall’apatia di tutto ciò che viene dato per scontato nel bene e nel male. Sembra che voglia metterci in guardia dagli altri, dalle gelosie, dalle invidie, dai rancori che possiamo suscitare; ma anche da quelli che gli altri possono suscitare in noi.
I finali cruenti appaiono quasi una cinica e paradossale battuta di spirito: sono scene gotiche che fondono umorismo, noir, e introspezione psicologica; una profonda e coraggiosa introspezione psicologica sul realismo dei sentimenti più comuni, mettendo il lettore di fronte alla loro estremizzazione, alle conseguenze potenziali che quel momento di invidia, di gelosia, di ripicca, che tante volte ciascuno di noi prova nella vita di ogni giorno in famiglia, sul lavoro, nei rapporti sociali, potrebbe avere, se lasciato libero da vincoli etici e sociali.
In fondo, però, proprio la leggerezza con la quale esplode in fine racconto la scena del delitto sembra in un certo senso voler tranquillizzare il lettore, invitandolo ad apprezzare proprio quei vincoli che normalmente impediscono alle pulsioni più violente di manifestarsi in tutta la loro potenza distruttiva.
Non si può non far cenno alle stilizzate ed espressive illustrazioni con le quali Michele Finelli ha colto l’elemento basico del racconto, un gesto, uno sguardo, un’espressione, un oggetto. Corredano il volume rendendolo piacevole da sfogliare e risfogliare.