Il manoscritto di Brodie, di Jorge Luis Borges
L’autore stesso ci introduce a questa suggestiva raccolta di racconti, anticipandoli nella loro ispirazione e nelle loro caratteristiche principali: storie tramandate e riferitegli da altri, che vuole restituire al lettore senza aggiungerci nulla, nella loro genuinità e nel loro colore locale: “Trascrivo prescindendo dalla loro veridicità, poiché l’oblìo e la memoria sono inventivi”.
Colpisce per la semplicità, la scorrevolezza, l’incisività delle scelte lessicali. E’ uno stile moderno, capace di penetrare l’animo del lettore, emozionandolo in modo non banale, non languido, non sdolcinato. Le emozioni generate sono potenti, maschie, razionali e molto coinvolgenti. In poche pagine, i suoi personaggi, dipinti a tinte molto forti e marcate, raggiungono una personalità così evidente da imprimersi nella memoria del lettore come protagonisti di un lungo romanzo. Ogni inizio sembra partire da lontano, come uno sguardo attraverso un cannocchiale che, a poco a poco, stringe il focus sulle figure principali e le inquadra, infine, in ritratti indelebili.
Il tema dei rapporti interpersonali è generico e racchiude altri temi ricorrenti in quasi tutti i racconti: la rivalità che separa contrapposta al rapporto che unisce (di amicizia, di parentela), un duello che decide la preminenza di un rivale sull’altro, la potenza di legami remoti che sopravvive nel tempo, la memoria, tema trasversale agli altri, perché è quello che cementa i rapporti tra persone, tra cose, tra persone e cose e si contrappone all’oblìo che cancella. Emblematico è il racconto Juan Muraña, nel quale la vedova del guerriero, alla quale è rimasto il coltello del marito, arma di tante vendette, finisce per confonderla con l’uomo stesso in una cupa progressione tra uomo, coltello, memoria e, infine oblìo. Il tema della rivalità che non rompe i legami è nel primo racconto, L’intrusa, nel quale due fratelli, innamorati della stessa donna, la condividono, fino a quando non percepiscono il rischio che le loro passioni si trasformino in odio. Il tema del duello è trattato in senso lato e viene declinato in varie casistiche: non solo come sfida tra due persone che deve concludersi con la morte di una di loro ma anche come contrapposizione culturale, come in Il duello, che si svolge tra due donne appassionate di pittura, che cercano di emularsi a vicenda nella consapevolezza del reciproco talento: “La vita esige una passione. Le due donne la trovarono nella pittura o, per moeglio dire, nel rapporto che essa impose loro. Clara dipingeva contro Marta e in un certo senso per Marta; ciascuna era il giudice e il solitario pubblico della rivale”. Un’altra forma di duello simbolico è quello tra le armi, che sembrano capovolgere il ruolo comune: “Le armi, non gli uomini, avevano combattuto (…) – non gli uomini, loro strumento – e combatterono bene quella notte. Si erano cercate a lungo, per i lunghi sentieri delle province, e alla fine si incontrarono, quando i loro gauchos erano ormai polvere. Nel ferro dormiva e stava in agguato un rancore umano” (L’incontro). Ancora un duello è quello silenzioso del racconto Guayaquil: confrontandosi sulla rivalità tra il generale San Martìn e Simon Bolìvar, due storici, l’io narrante e l’ebreo tedesco Zimmermann naturalizzatosi argentino, svelano a loro volta il proprio antagonismo. E’ un duello che si svolge tra le volontà: “Né sfida né scherno trapelavano da quelle parole; erano già l’espressione di una volontà, che faceva del futuro qualcosa di irrevocabile quanto il passato. Non furono tanto i suoi argomenti, il potere era nell’uomo, non nella dialettica”. Allo stesso modo, probabilmente, si erano contrapposti i due generali: “Forse le parole che si scambiarono furono insignificanti. Due uomini si trovarono faccia a faccia a Guayaquil; se uno si impose, fu grazie alla sua più forte volontà, non grazie a giochi dialettici”.