Italiani con la valigia, di Beppe Severgnini (BUR)

Italiani con la valigia, di Beppe Severgnini (BUR)

Severgnini regala ai lettori le proprie esperienze di viaggiatore alla ricerca non tanto di luoghi, quanto di persone: vuole studiare gli italiani in un contesto extranazionale e nazionale, capirne la natura, le caratteristiche, i pregi e i difetti, intenzionato a valorizzare entrambi: la sua satira è condita di benevolenza e fiducia. Il libro si compone di tre parti.

  • Italiani all’estero è un esilarante rapporto sulle abitudini più comiche e vere che ci appartengono. Tuttavia, nel mirino indirettamente, seppur volutamente, finiscono anche gli stessi stranieri, per contrasto con noi. Dopo aver riportato la classificazione che l’americano Daniel J. Boorstin, ha fatto di chi viaggia – definendo turista chi cerca il piacere e viaggiatore chi lavora per ottenere qualcosa – colloca indiscutibilmente gli italiani nella prima categoria. Quindi, elenca una serie di situazioni tipiche, sicuramentte diventate un cliché, ma realistiche e nelle quali più o meno ci siamo ritrovati tutti: dalla ricerca dell’acquisto-affare allo shopping compulsivo, alle fotografie in quantità industriale. Con simpatia l’autore cita Flaiano, per il quale il turista moderno è “preoccupato di raccogliere testimonianze della sua stessa vita, per avere la certezza di avere vissuto”. Poi ancora le guide, di varie tipologie, fra le quali emergono quelle della Lonely Planet “che però si preoccupano soltanto di luoghi disagiati: se in un Paese l’acqua del rubinetto si può bere e i telefoni funzionano, alla Lonely Planet quel Paese non interessa”. Poi i taxisti logorroici, i set di cortesia degli hotel oggetto di furti altrettanto compulsivi quanto le fotografie, le toilette, stimolo alla fantasia sia per l’indicazione di uomo/donna sia per la complessità di certi meccanismi. Infine, le più svariate imitazioni dell’inglese, nel quale ci si prodiga per comunicare l’essenziale.
  • Un italiano all’estero rappresenta la cronaca dei viaggi compiuti negli anni ’90 per lavoro o piacere dall’autore stesso. Si apre con il viaggio di nozze da Mosca a Pechino, sulla Transiberiana, attraverso sei fusi orari, per sei giorni: “Si mangia malissimo, ci si può lavare soltanto approssimativamente, la sosta più lunga è di quindici minuti e i russi fanno di tutto per convincervi che potevate passare le vacanze altrove. Però è un viaggio straordinaio, e se la moglie sorride ancora alla stazione di Pechino, è una moglie straordinaria e forse avete fatto bene a sposarla”. È un inizio tenero, che si conclude altrettanto teneramente, dopo una cronaca di geografia umana simpaticissima e alla fine…”Guardo mia moglie: sorride ancora”. Dopo la Transiberiana, è la volta dei Paesi dell’Est, sulla rotta Helsinki-Istanbul con i treni Leningrad Express, l’Exspressowy Berolina (Varsavia-Berlino Est), infine l’Orient Express. Il viaggio prosegue verso l’estremo Oriente: Jacuzia, Canton, Saigon con l’amara sorpresa di trovare la guerra trasformata in industia turistica. Dal Medio Oriente agli Stati Uniti: gli Americani non sfuggono alla fotografia satirica – ma sempre estremamente garbata – di Servergnini: dal cibo, per il quale l’unità di misura sotto il kg non esiste, al gioco di Las Vegas, ai falsi hotel come quello di Parigi, alle città natali di alcuni presidenti: Hope in Arkansas per Clinton e Plains in Georgia per Carter, per finire con il divertente rilievo della cortesia spinta all’eccesso che carratterizza il linguaggio americano: “In America ti ringraziano di esistere. Tutto questo rende impegnativa la vita a noi italiani, non perché la cortesia americana sia fasulla. Il dramma è un altro: spesso questa cortesia è genuina. Negli Stati Uniti la buona educazione è un industria”.
  • Un Italiano in Italia: quest’ultima parte è originale, curiosa e sempre improntata a quella dolce ironia ‘all’inglese’. Si suddivide a sua volta in due parti:
    1. La prima, la “Repubblica sul mare”, descrive un viaggio compiuto da Trieste a Ventimiglia lungo tutta la costa italiana, passando dall’Adriatico allo Ionio, al Tirreno, confrontando i tipi di insediamenti balneari, il tipo di turismo, i tipi di abitanti delle coste.
    2. La seconda, invece, “Viaggio in provincia”, edita per la prima volta in questo volume, raccoglie una serie di articoli che Servergnini scrisse sul leit-motiv dell’Italia che si salva. Sui giornali locali venne pubblicata un’inserzione nella quale si chiedeva a cittadini comuni di candidarsi come ‘Virgilio per un giorno’, guide improvvisate per mostrare al giornalista e quindi al resto dell’Italia gli aspetti positivi e costruttivi della loro città. Ogni articolo si apre con una deliziosa presentazione del ‘Virglio per un giorno’: anziani ultrasettantenni, giovani trentenni con giovane famiglia, una casalinga (anzi, una tetra casalinga come si descrive nella lettera di risposta all’inserzione, intendendo non cupa bensì quattro volte casalinga e suscitando pertanto un’ammirata curiosità nel giornalista; “una certa apprensione” gli suscita invece la lettera di una quindicenne di Rubàno in provincia di Padova che esordisce con “Ironie toponimiche: a Rubàno in materia di ladronerie siamo rimasti al furto con scasso”. Ciascuno riesce a dare della propria città l’immagine speciale che sperava: quella di una comunità attiva, coraggiosa, positiva, interessante, variegata. Emergono così ambienti poco noti che Servergnini riesce con tecnica fine ed originale a portare alla nostra conoscenza, ispirando senza dubbio la curiosità di andare a vedere alcuni dei luoghi descritti.

Prosa scorrevole ma rigorosa nella sintassi classica, precisa, lineare, condita di quel raffinato sense of humour che è capace, comunque, di cogliere particolarità del sostrato politico, sociale, economico, culturale ed etologico che rendono quest’opera molto apprezzabile.