La confraternita dei Sikuri, di Massimo Fagnoni (Fratelli Frilli Editori)

La confraternita dei Sikuri, di Massimo Fagnoni (Fratelli Frilli Editori)

Tu credi di avermi lasciato solo e ferito, ma io ho i miei amici, l’amicizia è prerogativa di pochi, e io ho gli amici migliori, i più Sikuri”. Un’amicizia adolescenziale che sembrerebbe rassicurante anche in età adulta, se non fosse per quella K. C’è un effetto inquietante in quella K, una semplice lettera che ha sostituito quella reale provocando una sfumatura misteriosa. Ed infatti la confraternita dei Sikuri, la nuova indagine del commissario Trebbi, una delle figure più amate del noir italiano di oggi, nasconde un’attività criminale perpetrata da persone insospettabili che attraverso quel mondo sotterraneo e micidiale che è il web sconosciuto ai più, quella sorta di universo parallelo che “esiste al di là delle ipocrisie, dei mi piace, dei dessert fotografati, dei tramonti romantici (…)come dire che sotto la sottile crosta terrestre si cela un altro mondo enormemente più corposo, compresso, esplosivo, pronto a deflagrare e cancellare l’attuale realtà, quella accettabile, più o meno, dagli attuali canoni, cosiddetti morali”, arrivano a colpire ancora una volta le donne, la categoria più fragile e più forte al tempo stesso: “Solitamente le donne, quando chiedono aiuto, sono già in grossi guai”. 

Le insidie più oscure del web, una vecchia amicizia che copre gli svaghi efferati di esistenze scialbe e annoiate, il femminicidio.

Tre temi esplosivi, intrecciati in un romanzo bellissimo regalatoci da un grande scrittore del nostro territorio che sa sfruttare il patrimonio del proprio background culturale, gli studi filosofici, per indagare la psicologia dei suoi personaggi: non solo i colpevoli, che nel noir sono i primi ad essere esaminati nelle dinamiche che sviluppano la personalità criminale, ma anche le vittime che spesso nei suoi romanzi sono addirittura le prime a comparire, narrate nel loro passato, nel loro presente, nelle loro fragilità e insicurezze, quasi fossero destinate ad essere i protagonisti dalla prima all’ultima pagina. Invece, cadono presto prede di assassini spietati. Ma Fagnoni non le perde per questo. Anche se vittime restano comunque palpitanti in tutto il romanzo, nel senso di ingiustizia umana e civile che la violenza usata loro restituisce al lettore.

Sara, psicologa, assistente sociale volontaria, dedita con impegno, professionalità e tanta empatia al recupero di giovani disadattati, scompare misteriosamente. Un’amica del centro si rivolge a Trebbi perché capisce che quella scomparsa non è volontaria. E la polizia lo sa bene. Perché è la terza donna in poco tempo che scompare all’improvviso. Nello stesso modo: con lei scompaiono telefono, computer portatile, auto. Come se, effettivamente, avessero voluto partire per un cambio di vita radicale, senza una spiegazione a nessuno. Almeno per Sara, però, c’è chi sa che, proprio per la sua generosità e abnegazione, non avrebbe mai potuto tagliare i ponti che lei stessa aveva faticosamente costruito per raggiungere che aveva bisogno di una mano amica. È Piero, il giovane ex della figlia di Trebbi, devastata mentalmente da un’overdose di eroina e cocaina, da tre anni in un centro di recupero “dove la riabilitazione è tanto improbabile quanto obbligatoria”. E Trebbi deve fare un grosso sforzo su se stesso per riallacciare i rapporti con chi è, nei suoi ricordi, ignominiosamente colpevole di aver abbandonato sua figlia.

Un’indagine sofferta in prima persona, per la necessaria presenza dell’incubo del passato, per la consapevolezza dell’impossibilità di ritrovare sane e salve le tre donne, per lo sconforto di scoprire ancora una volta l’abisso di nefandezze che la società civile dimostra di saper perpetrare. Ma non è solo il web nascosto che Fagnoni vuole denunciare con questo suo romanzo, quel “mondo che si nasconde sotto la patina di superficialità alla quale è abituato l’utente medio della rete, tra Facebook, Twitter, Instagram”. Egli va oltre, sposta l’obiettivo critico dall’oggetto, Internet, al soggetto, l’individuo: “da una parte è consapevole dell’innegabile valore della trasmissione di dati, informazioni, contatti, messo in campo da Internet, dall’altra pensa che l’uomo non ce la può fare, ogni elemento di progresso e conoscenza deve stravolgerlo per usarlo a discapito del proprio miglioramento, non è questione di moralità, la moralità non esiste per Trebbi, è questione di essenza, l’uomo di oggi è come un primitivo che ha imparato a utilizzare il fuoco ma non può non far danni, bruciando il mondo circostante, intossicando i propri simili e addirittura se stesso. La rete è troppo potente per le piccole menti indebolite da una scarsa capacità di assimilazione delle informazioni, da una scarsa capacità di analisi e introspezione”.

Un sistema tecnico-economico che ha prodotto dei mostri, individui che usano i beni messi a disposizione dal progresso e dal benessere per compensare carenze di significato nelle loro esistenze.