Atalanta, di Gianni Rodari (Einaudi Ragazzi)

Atalanta, di Gianni Rodari (Einaudi Ragazzi)

Una rielaborazione inaspettata del mito greco da parte di uno scrittore per ragazzi: il mito di Atalanta, forse uno dei meno noti, ma molto affascinante, anche perché attraversa altri episodi famosi della mitologia greca, dal Minotauro, alle imprese di Ercole, alle Argonautiche viene riproposto da Rodari in una versione schietta e fedele, senza concessioni al buonismo o adattamenti di toni e contenuti a quello che era il suo pubblico preferenziale, i bambini. Ciononostante, oppure proprio per questo, ottiene una storia bellissima per lettori di ogni età.

Atalanta, ripudiata in culla dal padre, il re Jaso, perché femmina, abbandonata per suo ordine dal servo sui monti, viene allevata da un’orsa e poi, giovinetta, raccolta da Diana con la quale cresce imparando, insieme alle altre ninfe, a cacciare, a correre, a riconoscere piante e animali, ad amare profondamente e rispettare la natura. Fino al giorno in cui decide di partecipare alla caccia al cinghiale che Diana stessa aveva scatenato contro gli abitanti della Calidonia, il cui re, Eneo, aveva trascurato i suoi sacrifici.

Atalanta, stimolata da un’impresa così impegnativa, chiede alla dea il permesso di parteciparvi, entrando così in contatto con gli uomini, dai quali proviene, ma libera dai condizionamenti culturali della civiltà. Diventa così una sorta di filtro interpretativo dell’umanità da un lato e della divinità dall’altro. Si sorprende dei difetti di entrambe le nature e di entrambe ammira i pregi: “Gli dei possono anche essere cattivi. Ma gli uomini non dovrebbero mai essere vili”. Riesce a mantenersi in una sorta di equilibrio etico giudicando senza preconcetti e scegliendo con saggezza. E cresce, imparando a riconoscere per due volte l’amore. La prima tuttavia dovrà passare attraverso la coscienza della morte (lo stretto, spesso indissolubile nodo che lega amore e morte attraverserà i secoli, si pensi a Romeo e Giulietta, Tristano e Isotta).

Rodari non toglie nulla alla tragicità dei testi, non li stempera, non ne trascura gli aspetti più crudi. Il mito greco, nel suo intreccio di amore e morte, di colpe e vendette, di inganni e tradimenti, è restituito con uno stile fluido, piano, dolcemente poetico. Non si impenna in retoricismi, non si abbassa a semplificazioni. E tuttavia, l’autore non ignora del tutto il suo pubblico prediletto:  occhieggia ai più giovani nelle ingenue riflessioni di Atalanta e negli atteggiamenti da bambina che la rendono speciale: un broncio, una protesta, un proposito, un sorriso.