Felsina e la leggenda di Aposa, di Angela Nanetti (Minerva)
Parte di una collana dedicata ai lettori più giovani ai quali si desidera far conoscere episodi legati alla cultura bolognese, questo delicato racconto di Angela Nanetti illustrato con leggiadria da Arianna Farricella, affonda le sue radici nella mitologia romana rievocando la storia ancora precedente, quella etrusca, di quando Bononia si chiamava Felsina. Riferisce la leggenda del torrente Aposa, “un corso d’acqua dolce, buona, pulita e abbondante che scendeva dalle colline e rendeva la terra fertile“: per gli Etruschi fu l’invito a fondare lì una città che ne avrebbe tratto vantaggi di sussistenza e commercio.
La leggenda narra dell’incontro, presso Felsina, di due civiltà, quella etrusca e quella dei Galli Boi, guerrieri celtici che dal nord delle Alpi discesero alla ricerca di nuove terre, arrivando ad occupare il territorio abitato dagli Etruschi. Fero, un ragazzino etrusco, conosce per caso Aposa, figlia del capo dei Galli, ma deve frequentarla di nascosto perché i due popoli sono talmente diversi per natura, usi e costumi, da non voler avere nulla a che fare l’uno con l’altro. Quando i genitori chiedono loro di considerare l’idea del matrimonio, entrambi dichiarano le loro intenzioni ma ovviamente incontrano un netto rifiuto. Alle loro insistenze, i severi genitori impongono una prova: Fero dovrà dimostrare di saper cacciare come un guerriero gallo e Aposa dovrà dimostrare di saper suonare il flauto e danzare.
La leggenda è poeticamente nostalgica: la cieca prevenzione nei rapporti interculturali porta solo a perdite e conflitti, mentre una generosa disponibilità ad accogliere le rispettive differenze come spunti di arricchimento è l’unico seme che, nel tempo, può dare frutti.
Il torrente Aposa, pur in gran parte coperto negli ultimi secoli, “scorre ancora, nello stesso alveo originale che passa sotto via Farini, via Rizzoli, vicino alle Due Torri. In alcuni punti si può perfino visitare, se accompagni dalle guide“.