Il segreto di Mr Willer, di Chicca Maralfa (Les Flâneurs)

Il segreto di Mr Willer, di Chicca Maralfa (Les Flâneurs)

Dopo il successo di Festa al Trullo, Chicca Maralfa, giornalista di Bari e responsabile dell’ufficio stampa di Unioncamere Puglia, torna con un romanzo forte, intrigante, attualissimo: è ambientato nella seconda annata Covid, nel delicato e feroce al tempo stesso dibattito acceso dai negazionisti e dai novax. Ma non solo. Parla di potere dei social, di superficialità della comunicazione, di ambientalismo, di problematiche di genere, di mafia e di relazioni coniugali: complesse, importanti, fragili; difese o tradite. 

Qualche pagina di diario scritta negli anni ’90 da un ragazzino di tredici anni sotto protezione perchè teste decisivo per incastrare gli assassini del padre, firmata con un nome inventato su prudente consiglio dello psicologo, inframmezza la trama vera e propria, odierna, con protagonisti completamente diversi. Due storie lontane nel tempo, nei luoghi di svolgimento (una nel Salento, l’altra a Milano), apparentemente slegate fra loro, senza che il lettore possa minimamente immaginare cosa le possa mettere in relazione.

Mr. Willer è un famosissimo conduttore di una rubrica su Twitch, Babilonia, una sorta di blog con ospiti in collegamento streaming. I temi trattati sono i più vari, ma fil rouge è la provocazione continua, disinibita, volgare e sottile: “L’imprevedibilità fa di Babilonia un prodotto unico. La miccia può innescarla una qualsiasi uscita dell’ospite intervistato online o il commento di qualcuno sui social. Mr Willer, con prontezza diabolica, gratta il fondo in cerca del peggio e ne amplifica il riverbero, facendo saltare tutti gli equilibri”. Ha passato la vita a bruciare legami, l’ultimo che gli è rimasto è quello con il blog, “l’unica cosa davvero sua, la sua creatura, il figlio che non ha procreato, la donna che amava e che lo ha lasciato, la famiglia che non ha voluto. Babilonia è tutto questo assieme, una sommatoria di mancanze e abbandoni, il dolore che si è fatto arte, consenso, successo”.

Mr. Willer, al secolo Riccardo Perrone è un uomo dal fascino irresistibile per le donne e incapace a sua volta di resistere loro. Eppure “sa che la parte più romantica e concreta dell’esistenza non gli appartiene. Non può appartenergli. È un uomo sentimentalmente indomabile”. È intelligente ma senza il bisogno di dimostrarlo. La sua vasta cultura, la passione per la lettura che lo accompagna dall’infanzia e che lo ha portato a riempire la casa di migliaia e migliaia di volumi, sono note a pochissime persone: a Sofia, ex moglie rimasta amante e a Clara, sorella gemella sposata con il sostituto procuratore Roberto Natali. Le due gemelle, omozigote, che l’adolescenza e la maturità ha, se possibile, unito ancora di più di quanto abbia fatto la natura, pur avendo costruito nella vita i propri legami di coppia, in modo diverso e con diverso sviluppo, rimangono sostanzialmente indivisibili. E lo sono anche oltre quelli che dovrebbero essere i limiti di costume. Sofia, la più fragile per carattere ma anche per vissuto, si appoggia a Clara in modo totale, tanto da coinvolgerla nei suoi giochi erotici con l’ex marito.

Se Mr. Willer è impietosamente spregiudicato, invincibile nei duelli verbali scatenati ad uso e consumo delle sue centinaia di migliaia di follower, freddo e distaccato nel sorriso ironico di facciata, nasconde dentro una passione travolgente che va oltre l’attrazione fisica per qualsiasi donna: un sentimento incontenibile per l’ex moglie, che non spiega – se non alla fine – il motivo del divorzio fra i due. Vale la pena leggere l’intero romanzo anche solo per capire la natura del rapporto così anomalo fra queste due persone, una declinazione dell’amore impensabile ma innegabilmente razionale, “la dimostrazione che si può vivere anche come non è giusto vivere ma come si sente di volerlo fare”. Riccardo, Sofia e Clara rappresentano una triade che rompe gli schemi sociali convenzionali, soffrendone, senza dubbio, perché nessuno dei tre è cinico dentro, sebbene Riccardo mostri tale la propria facciata pubblica; tutti e tre hanno in fondo la consapevolezza di fare del male a chi crede in loro. Ma non riescono, ciascuno per motivi diversi, a rinunciare all’appagamento del proprio ‘io’ fragile e dipendente dall’altro.

Dal canto opposto c’è la coppia Clara Roberto, serenamente adagiata in un rapporto di fiducia e sicurezza, almeno per lui, almeno fino a quando il ritrovamento del cadavere di Mr. Willer, non scatena una tempesta di dubbi, sospetti, scoperte, angosce, che sovverte tutto quello che prima era certezza. Vite intrecciate intorno all’inganno e alla menzogna. Perchè c’è una verità nel fondo che viene tenuta segregata dal protagonista finché è vivo. Con la sua morte, a poco a poco, il peso che schiacciava sul fondo delle coscienze fatti antichi, si stacca e quei fatti lentamente riemergono. 

Roberto era già, a ben riflettere, sul lato opposto della barricata: “lui ha studiato per guadagnare dalla incapacità degli esseri umani di darsi un limite. Di esercitare il controllo. Di rispettare la legge. La sua attività consiste nel verificare che le azioni di ciascuno, interferendo con la vita degli altri, non si trasformino in reati. Nella forma, perché nella sostanza sa bene che fra i due momenti succedono tante cose, troppe. Un garbuglio di ragioni, note o ignote, che producono reazioni conseguenti e tutte queste costituiscono il quadro indiziario a sostegno di una tesi o di un’altra”. Prostrato dal tradimento che lo umilia professionalmente e distrugge il nido familiare nel quale credeva, riesce comunque a non rompere quegli schemi sociali nei quali, in fin dei conti, un po’ per il suo lavoro e un po’ per la sua natura, crede ancora.

La morte di quell’uomo che in tanti avrebbero voluto morto scatena reazioni diverse e soprattutto un’indagine che, inizialmente circoscritta a quei tanti indiziati (novax, gay, ambientalisti, donne o mariti gelosi) con i loro mille moventi, non sembra approdare a nulla. Si tratta allora di cercare altrove.

Un ruolo importante, nell’intreccio, lo giocano fin dall’inizio i social: l’autrice ha voluto mettere l’accento sulla superficialità e l’inganno di una comunicazione filtrata dalla rete con tutte le sue prerogative – nickname che occultano l’identità, il senso di libertà d’espressione portato all’eccesso, l’incoscienza della fissità di frasi buttate lì con la disinibizione che i filtri sembrano offrire e che in realtà s’imprimono sulla rete e restano a disposizione di chi li sa recuperare.