Ragazze smarrite, di Marco Vichi (Guanda)

Ragazze smarrite, di Marco Vichi (Guanda)

Era mattina presto. Il commissario si era svegliato da almeno un’ora. Continuava a rigirarsi nel letto, e pensava… Gli mancavano nove giorni alla pensione, e ancora non riusciva a immaginare come si sarebbe sentito. Cosa avrebbe fatto la mattina del tre aprile, invece di andare in ufficio?

Eh, sì…adesso ci siamo arrivati, l’incipit lo dice chiaramente: il commissario Bordelli sta per andare in pensione e questa sarà la sua ultima indagine. E’ intitolato “Ragazze smarrite” l’ultimo libro di Marco Vichi che la contiene ed è un’indagine a cui deve lavorare in tempi brevi perché il 2 aprile sta arrivando e con lui arriveranno pure i sessant’anni che chiuderanno la sua carriera in polizia. Così spera che non si verifichino nuovi omicidi, ma ecco che dalla questura arriva una telefonata di quelle che Bordelli teme: sul greto del fiume un contadino ha visto il cadavere di una donna. Si tratta di una bellissima ragazza dai lunghi capelli neri, parecchio truccata e poco vestita. Chi l’ha uccisa ha fatto rotolare il suo corpo giù nel burrone; accanto a lei non c’è né una borsetta nè qualche altro elemento utile all’indagine e quindi nessuna traccia per risalire alla sua identità. Il commissario e il suo fido braccio destro Piras si mettono al lavoro. Bordelli fa pubblicare sul quotidiano “la Nazione” l‘identikit della vittima e grazie a questo qualche giorno dopo ecco arrivare una telefonata che sfocerà poi nell’ incontro con un’amica della ragazza uccisa. Sarà proprio lei a raccontare che la vittima era una sua collega, si chiamava Carmela Tataranni e come lei faceva la modella. Carmela era avida di denaro, così s’era data a feste e festini equivoci in cui si spogliava e si drogava assecondando i gusti estremi di ragazzi di ottima famiglia che si ritrovavano nella villa di uno di loro. In questa traccia Bordelli trova un elemento per arrivare al movente e grazie al suo inequivocabile fiuto e alle doti di Piras le indagini giungono alla svolta finale con il ritrovamento dei responsabili del delitto a cui la giustizia riserverà il dovuto trattamento.

Il commissario Bordelli, che quando vuole fare il lord si presenta come Bordelli Casini Postriboli, fin da questa raffinata premessa si annuncia come un uomo pieno d’ironia, dal linguaggio sempre pronto a capriole verbali soprattutto quando intavola dialoghi con la bella compagna Eleonora o l’amica speciale Rosa.

E’ un uomo particolare questo commissario: ha il cuore pieno di ferite di guerra e d’amore e l’anima di passate e presenti nostalgie, vive continue, straordinarie  emozioni guidate dalle sue doti di umanità ed empatia, conosce gli stupori e gli entusiasmi  di un bambino e possiede l’immaginazione e le follie di un artista. Dietro di lui si muove una carovana di personaggi del tutto particolari, unici e originali che ha raccolto negli anni vissuti a Firenze: il medico legale dottor Diotivede, lo pseudo super scienziato Dante, l’ex ladro Ennio Bottarini, il cugino ritrovato Rodrigo, il colonnello Arcieri, il giovane collega d’indagini Piras. E’ la Confraternita del Chianti formata da soli uomini pronti a ritrovarsi a casa di Bordelli per laute e fantasiose cene preparate e servite dall’eclettico Dante e dal fantasioso Botta alle quali inevitabilmente fanno seguito le saporite storie che i convitati si raccontano riscaldati dal calore esterno del caminetto acceso e da quello interno del buon vino. Sembra di vederli riuniti lì, amici appagati dall’affetto e dalla stima che li lega mentre si nutrono di storie e parole…

Ecco, è il momento ideale per far decantare il tutto. Lasciamo Bordelli lì, ai suoi sessant’anni, alle indagini, alla pensione, alla casa di campagna, ai libri, ai boschi, alle cene, all’amato cane Blisk, al teschio Gedeone amico di profonde e leggere riflessioni, alle due donne della sua vita… Lasciamolo lì mentre esce dalla questura come ex commissario e sale sul suo Maggiolino avanzando sul viale che ha percorso per anni…

Imboccò l’Imprunetana di Pozzolatico pensando che sul sedile posteriore aveva una scatola di cartone con dentro un quarto di secolo del suo passato di sbirro…E adesso?

E adesso… speriamo che il suo autore Maro Vichi abbia voglia di riprendere le fila di un discorso iniziato nove libri fa per non privare i suoi lettori di altre pagine bordelliane. Sì, perché con il commissario Bordelli, Vichi ha riempito ben dieci libri e  beato chi non li ha ancora letti: non sa quante piacevoli ore l’aspettano, se li procuri e troverà un impareggiabile amico di sedia, di poltrona o di letto.

E adesso… chiudiamo con qualcosa che a Vichi e Bordelli piacerà: un brindisi simile a quello dei ragazzi della Confraternita del Chianti:

“A Bordelli commissario coraggioso, maestro nel bene, professore nel male.”

Prosit!