L’altra faccia del male, di Michele Attanasio (Damster)

L’altra faccia del male, di Michele Attanasio (Damster)

Dopo l’esordio con “Il sarto di Monet”, Michele Attanasio, nato a Napoli ma da decenni residente a Bologna, esce con un nuovo romanzo ambientato tra Bologna, Pianaccio e Trieste. È soprattutto per far conoscere ai suoi lettori il borgo appenninico di Pianaccio che l’autore ha scelto di farne uno dei luoghi della storia, perchè ritiene che fra gli effetti benefici della narrativa vi sia anche quello di divulgare, con il fascino e l’intrigo di storie, l’arte in tutte le sue declinazioni.

La vicenda si svolge in luoghi e tempi lontani perchè oltre a spostarsi, come detto, tra l’Emilia ed il Friuli, dal presente riporterà alla luce episodi del passato, in un romanzo polifonico, nonostante la sua brevità. Accanto ai primi personaggi presentati, infatti, ciascuno con un capitolo a lui dedicato nella prima parte, si fanno strada a poco a poco numerosi altri soggetti, tutti caratterizzati, in modo diverso e con diverso peso a seconda delle rispettive storie e dei rispettivi caratteri, da un contrasto interiore tra bene e male, tra senso di giustizia e interesse personale, tra rabbia e pietà, tra pentimento e vendetta.

Nel primo capitolo viene introdotto un personaggio-chiave, Ivan Gatti, che ogni mattina passa dal caffè nel quale Morena, prima di aprire il suo negozio di articoli di nozze, è solita fare colazione insieme ad un’amica avvocato, Katia. Un giorno, colpita da quel distinto signore che mostrava un’espressione di profonda tristezza e rassegnazione, è portata da un istinto di empatia ad avvicinarsi a lui e ad offrirgli un poco del suo tempo per compagnia. Ma per quanto quei momenti siano divenuti per l’uomo ossigeno nell’apnea di una segreta disperazione, non sono sufficienti a dargli forza e volontà di andare avanti. Raggiunta la sua residenza estiva a Pianaccio, si uccide.

L’aura di mistero che lo circondava però non si dissolve con la sua morte; sembra trasferirsi su un altro personaggio, una delle figure più belle del romanzo, originale, complessa, debole e forte al tempo stesso, il notaio Alessandri. Dalla morte di Gatti, scatta per lui un dovere professionale ben preciso che fa intuire presto al lettore come fra i due ci fosse da tempo consapevolezza di un cammino senza ritorno. Dopo aver tentato di dissuaderlo dai suoi propositi, il notaio aveva accettato di gestire le sue ultime volontà. Per questo convoca nel suo studio prima di tutto i due figli naturali dell’uomo, Aldo e Marica, vivono e lavorano a Milano dopo aver da tempo tagliato i ponti con il padre, tanto che incaricheranno un avvocato di rappresentarli all’apertura del testamento, preferendo non riallacciare un legame che sarebbe stato una cinica forzatura. Oltre a loro, però, Alessandri sa bene che per volere del suo cliente deve chiamare all’apertura del testamento, altre due persone: Morena, che viene accompagnata da Katia in veste di consulente legale, e Linda che viene da Trieste accompagnata dal marito. Anche Linda era stata presentata in un capitolo a lei dedicato, come ai precedenti personaggi. Sposata con Alan, ha vissuto un’infanzia difficile, segnata dalla morte precoce di entrambi i genitori: la madre era stata uccisa barbaramente in un’aggressione in casa; il padre, che l’aveva trovata rientrando qualche ora dopo, era stato accusato del suo omicidio e non aveva fatto che pochi giorni di carcere prima di togliersi la vita. Quella bambina si era trovata all’improvviso sola al mondo, senza una risposta sicura ai dubbi che, crescendo aveva sviluppato: era stato davvero il padre ad uccidere la madre? perchè? e se non era stato lui, chi e perchè lo aveva fatto? La sua fortuna fu quella di avere due zii che l’accolsero e l’amarono come la figlia che non avevano potuto avere. 

Nello studio del notaio la sorpresa coglie le due donne che scoprono di essere le legatarie di quasi tutte le ricchezze di Ivan Gatti: sorpresa sulle prime, poi sconcerto per entrambe, soprattutto per Linda che non conosceva minimamente quella persona. Chi era quell’uomo? Cosa lo legava a lei? Il filo ingarbugliato dell’intreccio, viene così a poco a poco riavvolto proprio da lei, la figura più fragile e incerta, più schiacciata dagli eventi, riportandola al passato, ad una bieca storia di contrabbando, vendetta, ricatto.

Colpa e innocenza, rabbia, rancore, ritorsione, perdono. Un perdono che non si riesce a trovare che alla fine, quando tutto è irrecuperabile. È forse più la verità svelata a mettere a posto le cose. La verità che taglia nettamente ogni interpretazione di buoni e cattivi, di bene e male. Perché se l’altra faccia del male è sempre il bene, purtroppo anche il bene ha una faccia opposta, quella del male, che è comunque nascosto nelle sue intercapedini, pronto a sgusciare fuori alla prima occasione