Tre, di Giuseppe Leo Leonelli (I libri di Mompracem)
Seguito di Santiago, con il quale Leo Leonelli, modenese, con già diversi libri all’attivo, nel 2017 ha venduto migliaia di copie e vinto il premio nazionale Paolo Borsellino 2019 per la cultura, Tre è uno splendido romanzo introspettivo sul valore dei legami: familiari e acquisiti; sulle responsabilità genitoriali e sui rapporti generazionali; sui percorsi che ci fanno deviare da routine stantie, su incontri che ci cambiano la vita. Come il cammino di Santiago.
E’ su quel cammino che Antonio Baldini, artista in un momento di crisi professionale, incontra Elena. Un’attrazione immediata, fortissima, che non arriva alla consumazione fisica per la scoperta di una voglia sui rispettivi corpi: identica e nella stessa posizione. Una strana curiosità li porta a farsi delle domande, fino a scoprire che sono nati lo stesso giorno dello stesso anno e sono entrambi orfani adottati. A quel punto, 1+1=2! Pensano di essere gemelli separati alla nascita. Entrambi ne sono sconvolti. Ma mentre Antonio vorrebbe restare insieme, continuare il cammino ed insieme cercare la conferma ufficiale a quella che una parte preponderante di loro sente come scontata, Elena devia. Rallenta, si ferma, cambia direzione, torna in Italia. Ha bisogno di una sosta in solitudine, e soprattutto di un confronto con i propri genitori; solo dopo sarà, forse, pronta a tornare da lui. Perchè sì, è certa di non volerlo perdere così come lui è certo di non voler perdere lei. Sono due caratteri del tutto opposti, artista lui, matematica lei, lui di indole solitaria, diffidente, chiusa, complessa, lei dal carattere disinvolto, spensierato, ardito e intraprendente. Ma se lo spiegano per il fatto di essere eterozigoti. Eppure non sono tranquilli. Perchè in realtà sentono persistere, addirittura crescere fra loro un’attrazione i cui tratti sono più di passione che di affetto fraterno. E non sanno come gestirla, come contenerla. Cominciano una serie di indagini partendo dalle poche informazioni che Elena riesce ad avere dai propri genitori adottivi, i quali hanno conservato, per fortuna, tutta la documentazione relativa all’adozione.
Un’altra ricerca, ben più folle e disperata, ma decisiva nella storia, è quella che conduce Chiara, dopo che sua madre, Giuliana, in punto di morte, le ha consegnato una lettera che non aveva mai avuto il coraggio di darle prima; una lettera che apre una porta su un passato che lei stessa, trent’anni prima, aveva dovuto – non voluto – chiudere per sempre fuori dalla propria vita. Ed ora che la sua vita sta spegnendosi, desidera riaprire quella porta perchè pensa che sua figlia abbia diritto di conoscere quel passato: una storia che risale a quando Giuliana aveva poco più di vent’anni ed era andata negli Stati Uniti presso una famiglia ebraica a servire come ragazza alla pari. Ebbe la sventura di innamorarsi, ricambiata, del figlio David. Sventura perché i genitori di lui non accettarono mai, neppure per un secondo, quella relazione, provvedendo anzi a stroncarla dalle fondamenta, come fosse un delitto da nascondere. Le imposero immediatamente il test di gravidanza, dal cui esito positivo presero provvedimenti di una crudeltà incomprensibile: avrebbe partorito in una clinica privata, i figli – si trattava di due gemelli – sarebbero stati dati in adozione e lei sarebbe stata rimandata in Italia col divieto assoluto di parlare a chiunque della cosa. In realtà fecero molto di più, molto peggio.
Al termine della lettura dello scritto della madre, Elena è prostrata. Poi travolta dalla rabbia, dalla pena, dal rimpianto, dal senso di ingiustizia e da un furioso istinto di cercare di farla lei, quella giustizia tolta alla madre, compie il primo gesto che le viene in mente: cercare il padre, quell’individuo così spregevole e vigliacco, responsabile di un tale delitto. Individua su Facebook tutti i David Goldstein che esistono negli Stati Uniti e a tutti scrive una mail spudoratamente disperata: “Mi chiamo Chiara e sono la figlia di Giuliana De Santis. Sono al corrente della relazione che ebbe nella seconda metà degli anni Settanta con mia madre. Conosco la vicenda e so che i gemelli sono vivi. Mia madre, invece, è morta da pochi giorni. La donna che lei mise incinta non c’è pi. Voglio ritrovare i miei fratelli e pretendo il suo aiuto. Se è il David Goldstein che sto cercando non può tirarsi indietro. Se lo facesse non sarebbe un uomo. Se lo facesse stia certo che la verrò a cercare”.
Perchè, questa volta, 1+1 non fa 2. Questa volta fa 3. Chiara sente un istinto travolgente per i due fratelli quasi potesse riversare su di loro l’affetto che sua madre aveva conservato inutilmente per loro nel proprio cuore per tutti quegli anni, affidandoglielo in quella lettera con la speranza che potesse in qualche modo farlo arrivare ai figli.
Tre è il romanzo di vite che il destino ha allontanato e poi riavvicinato, perchè, come il percorso di Santiago aveva insegnato ad Antonio, non esiste un’unica strada da percorrere nella propria esistenza. Anzi, ci sono tante vie, più o meno evidenti, tracciate, esplorabili, agevoli; tante vie con tanti passanti, ed ogni passante è un incontro ed ogni incontro può dare qualcosa di nuovo, profondo, incancellabile; indipendentemente da un background culturale comune; semplicemente con la predisposizione al cammino e al cambiamento, all’ascolto, all’ammirazione, alla condivisione, che non è necessariamente stare sempre insieme, ma stare sullo stesso sentiero. Poi magari qualcuno può fermarsi, qualcuno può arrivare alla meta, qualcuno può andare ancora più in là, qualcuno può tornare indietro. Quello che conta è che tutti stanno camminando sapendo che camminare vuol dire muoversi, che è il contrario di stare, vuol dire agire, che è il contrario di cedere, vuol dire aprirsi ad esperienze possibili, nuove o già vissute.