Il corpo incorrotto, di Ilaria Montaguti (Damster)

Il corpo incorrotto, di Ilaria Montaguti (Damster)

La suggestioni di una leggenda tramandata in famiglia, il fascino della propria città, Bologna, nelle sue particolarità celate nelle pieghe della storia, la passione per il giallo deduttivo, confluiscono intrecciate con eleganza in questo romanzo d’esordio di Ilaria Montaguti, un timido approccio ad un grande genere. Una comparsa sul palcoscenico nel quale oggi si muovono scrittori di ogni calibro, dai big internazionali ai grandi nomi italiani e bolognesi in particolare, data la fertilità del nostro territorio nel produrre voci narranti di grande, intramontabile successo. Ilaria Montaguti scrive un romanzo classico alla Agatha Christie, omaggiando la Regina del Giallo con la riproposta di un “giallo solo giallo”, senza le sfumature noir che oggi sono quasi immancabili. Un giallo deduttivo nel quale l’obiettivo è proprio quello di capire chi è l’assassino, senza i “secondi fini” dell’esplorazione sociale; nel quale il lettore ha il piacere di affiancarsi all’investigatore protagonista nel raccogliere tutti i fili ingarbugliati degli eventi, riconoscere quello falso, fuorviante, quello che ad un certo punto sembra poter sciogliere tutto l’intreccio, per poi scoprire che non è così, non era quello il filo giusto. Un’avventura intellettuale che da secoli affascina. E che ritroviamo in questo libro che anche nelle dimensioni, contenute, si avvicina a quelli della Christie: appena un centinaio di pagine per una storia che si svolge nel centro di Bologna, tra presente e passato, toccando il limbo confuso e mistico della Santa incorrotta, Caterina, ancora silenziosamente immobile e in attesa, accudita dalle suore del Monastero del Corpus Domini in via Tagliapietre.

Da San Giovanni in Persiceto, l’ispettore Edo Guidi viene trasferito al Commissariato Due Torri San Francesco, pieno centro storico di Bologna. Dalla campagna alla città. Da un ambiente semplice ad uno sofisticato, artefatto, tortuoso, di cui l’elegante e controllato commissario Primo Pelagatti è uno ma non l’unico simbolo. Pagina dopo pagina emergono i protagonisti della storia che vivono già oppure arrivano a Bologna, per lo più indipendentemente l’uno dall’altra (o almeno così sembra all’inizio). Saranno la troupe degli imputati, quelli che nello schema classico che l’autrice vuole e sa ben seguire, avranno ciascuno un movente per il delitto. Sono tutti espressione di quell’ambiente culturale raffinatamente decadente e tutti sembrano presentarsi in una sorta di cavatina: una pagina, una pagina e mezzo, un’istantanea breve ed esaustiva della loro vita e personalità: Bitisia de’ Rossi, proprietaria di un negozio di antiquariato in via D’Azeglio, una delle più chic della città e restauratrice di mobili antichi, Lavinia Mancini, viziata conduttrice di documentari, amante di comodità e lusso, che richiede sempre, nei viaggi di lavoro la Classe Executive e le suite migliori. Eleonora Albergati, esperta di gioielli e consulente orafa, Thomas McIvory, catalogatore museale, Charles Buthurst, professore di storia e archeologo di fama internazionale, Gilberto Tradii, show businessman, Kenneth MacMillan,

Ma la prima vittima non compare all’inizio. Un antefatto sembra volutamente tenere basso il tono: c’è stata un atto vandalico nella chiesa dove è custodito il corpo di Santa Caterina. Proprio nella teca che appare forata senza che tuttavia risulti mancare nulla.

Poi il delitto. Un primo delitto (lieve variante allo schema giallo più semplice che prevede un’unica vittima). Ce ne sarà un’altra, immediatamente dopo. Due morti nello stesso giorno nello stesso luogo. Il giorno dopo la conferenza che aveva visto radunati tutti. Un legame si comincia a profilare tra i personaggi della storia. Ma che serpeggia su false piste prima di portare alla soluzione dell’intreccio

Altro elemento immancabile in un giallo classico è la sfumatura umoristica affidata di solito ad un personaggio che affianca l’investigatore. In questo caso è Pelagatti: le parti in cui Edo Guidi interagisce con lui sono spassose: “Guidi guardò il commissario mentre analizzava a modo suo la scena del crimine. Apparentemente mostrava l’interesse e il coinvolgimento di un uomo tra gli scaffali di un negozio di casalinghi. Braccia dietro alla schiena e occhi che inquadravano ogni angolo (perfino il soffitto) senza scrutare nulla. Dato l’acume che pareva essergli riconosciuto da tutti, l’ispettore si disse che doveva essere una tecnica di investigazione all’avanguardia”.