Se perdo te, di Luca Occhi e Giorgio Ottaviani (Golem)

Se perdo te, di Luca Occhi e Giorgio Ottaviani (Golem)

Non un commissario nè maresciallo nè detective privato nè avvocato nè giudice istruttore. Protagonista di questa indagine condotta fino alla fine con disperata caparbietà è un uomo innamorato. Tomas Bucci ritrova l’amore adolescenziale, Bianca, che lo aveva lasciato sulla scia di pressioni familiari che la volevano con qualcuno dalla testa più piantata sulle spalle, e che aveva finito per sposare un avvocato. professionalmente solido ma con lei freddo e distaccato. Infelice, ritrova in Tomas tutta la propria personalità che una vita di disillusioni avevano avvilito. Sembra la nuova apertura alle attese inconcluse di entrambi. Invece, è solo un’illusione di felicità. Dopo poche settimane, Bianca, partita per un viaggio in Centro America con l’amica Elena, retaggio di quell’amicizia giovanile a tre, dalla quale Tomas era stato escluso, non fa più ritorno. Il piccolo aereo da turismo su cui entrambe si sono imbarcate per Las Islas, sparisce nel nulla. Non viene ritrovato e le autorità dopo poche superficiali indagini, trovano una rapida conclusione in tracce d’olio nei pressi delle isole e concludono che l’aereo è precipitato senza alcun superstite: “Il governo italiano non avrebbe rotto più di tanto per la scomparsa dei propri connazionali e le autorità del paese avrebbero iniziato a comprare un bel po’ di tecnologia Made in Italy con piena soddisfazione di entrambe le parti”. 

Tomas è devastato. Non solo per se stesso, per aver perso la cosa più preziosa della vita una seconda volta. Ma in un certo senso anche per Bianca,quasi che, rinunciando a cercarla, a dare una spiegazione convincente alla sua sparizione, equivalga ad abbandonarla a se stessa, togliendole di nuovo quel senso di realizzazione sentimentale conquistato finalmente dopo anni di solitudine. Non vuole lasciarla. Si aggrappa al suo ricordo. Non tanto per la speranza di ritrovarla viva, ma per la volontà ferrea di scoprire la verità, anche se consapevole dell’impossibilità di un riscatto alle loro vite infelicemente due vite spezzate (il ciondolo diviso a metà che aveva donato a Bianca voleva nelle sue intenzioni avere ben altro significato). C’è un Tomas prima e dopo. Non tanto prima della perdita. Ma prima di aprire gli occhi sull’omertà di fronte a quella perdita. Il confine è la consapevolezza che è ineluttabilmente solo di fronte ad un crimine. 

Dopo le prime ricerche compiute autonomamente, fermate fin da subito con violenza dalle autorità locali, Tomas distrugge la propria identità e parte per quelle maledette isole, deciso a non mollare le ricerche fino a quando non trova le risposte definitive.

Passa così di identità in identità a mano a mano che si avvicina al centro del complotto. Prima è il Canadese, che gestisce un locale di successo con mistero e raffinatezza, rimanendo in una sorta di limbo in quel luogo maledetto: “Come in un romanzo di fantascienza anni Settanta, a Las Islas coestitevano due universi paralleli, popolati da esseri simili che vivevano su piani temporali diversi, senza mai incontrarsi. Pena la fine dell’intero sistema”. Tomas riesce ad inserirsi in quell’ecosistema senza agganciarsi a nessuno dei due livelli. E questo gli permette di indagare dal di sotto, impercettibile, insidioso, di sciogliere un nodo dopo l’altro per riavvolgere quel filo alla cui ultima estremità, Tomas sa che deve per forza esserci la verità.

Un romanzo denso di colpi di scena, di personaggi vividi e potenti nelle loro personalità imperfette, come Concita, la donna che affianca Tomas nella posada e che “viveva ogni cosa senza prendere in considerazione la possibilità che esistesse una via di mezzo. Lei era sole splendente che scalda o tifone tropicale che piega le paklme e scoperchia le case. Quelle giornate velate in cui non si sa se verrà a piovere o no, non le somivliavano neanche un po’. E quando si lasciava prendere dall’ira, l’unica cosa da fare era aspettare, tenendosi il più possibile al riparo fuino a che non tornasse il bello”.

Un romanzo denso di una disperazione che, a dispetto del suo significato letterale, non vuole essere tale: Tomas è mosso da un amore che si era nutrito nell’inconsapevolezza di anni di lontananza e che era diventato talmente potente da prendere tutto il suo mondo. Senza Bianca quel mondo non era vivibile, perché era completamente vuoto. Ben prima di essere ucciso fisicamente, Tomas è stato ucciso nell’anima. Solo un corpo forte e determinato si muoveva sulla scena di un paese che si era fagocitato la sua vita e quella di una donna che non chiedeva che di stare con lui.