Le leggende del nonno di tutte le cose, di Mauricio Rosencof (Nova Delphi)

Le leggende del nonno di tutte le cose, di Mauricio Rosencof (Nova Delphi)

Questo libro non è solo per ragazzi. Anzi. Raccoglie una serie di storie che l’autore raccontava alla figlia bambina quando lo andava a trovare in prigione. Rosencof rimase a lungo in carcere per la sua partecipazione ad una rivolta contro il governo uruguayano attraverso il gruppo dei guerriglieri tupamaros da lui fondato.

Fu così che nacquero queste leggende che immaginano un mondo primordiale ancora tutto da costruire, che viene creato a poco a poco non con gli elementi che i miti religiosi di ogni tempo sono soliti tramandarci ma con piccoli oggetti, colori, profumi, che portano un senso di novità dove prima c’era grigiore e noia. Luci, colori, aliti di vento, sono il modo di gridare la propria aspirazione alla libertà. E Rosencof affidava così alla figlioletta questi messaggi per trasmetterle una parte di se stesso, un valore fondamentale che voleva che lei coltivasse.

Tanti anni dopo quelle leggende vennero messe per iscritto: sono narrate in uno stile tipicamente sudamericano, un misto di realtà e irrealtà.

È il nonno di tutte le Cose che racconta l’origine del mondo, una sorta di Dio semplice, che non ha creato direttamente ma che ha assistito alla creazione, sulla Terra, per iniziativa degli abitanti di Venere, Plutone, Marte e altri pianeti, di piccoli elementi che simboleggiano la fantasia dei bambini e quella degli adulti: i soffioni, le lumache, i minerali, la rugiada, le barchette di carta e gli aquiloni. Ma arrivano anche persone reali, come i pagliacci, che portano il sorriso e l’allegria.

L’ultimo racconto sembra richiudersi su se stesso, sembra il risveglio triste da un sogno lieto. È la leggenda del Canto Pietrificato, l’antico canto degli Uccelli del Mare, nelle cui voci “cantavano tutte le Cose e per tutte le Cose quello era il loro canto”. Qualcuno però cercò di dominare quel canto, di imprigionarlo per usarlo a proprio piacere. “Gli uccelli del mare resisttero. Non vollero diventare una voce prigioniera e triste. Loro erano tutte le voci, per tutte le Cose”. Così ognuno di loro divenne sasso e tutti insieme formarono un’unica roccia protesa sul mare, in attesa che venga il giorno in cui potranno tornare a volare in libertà.