Autobiografia di una femminista distratta, di Laura Lepetit (Nottetempo)

Autobiografia di una femminista distratta, di Laura Lepetit (Nottetempo)

Scritto di getto quasi stesse parlando direttamente al lettore nel salotto della sua casa, questo delizioso testo autobiografico non racconta solo la storia di una donna che fu tra le più significative imprenditrici dell’editoria italiana ma anche il contesto sociale degli anni dal ’50 ai giorni nostri, in un vasto repertorio di cambiamenti che ha vissuto in prima persona, che le sono passati accanto o che ha visto dall’esterno. E questo è evidente dal titolo, che mette in contrasto l’impegnativa parola femminista con l’alleggerente aggettivo distratta. Se da un lato fa pensare ad una donna con idee di dignità di genere dall’altro fa pensare alla versatilità del suo carattere che l’ha portata a fare esperienze diverse, con coraggio ed umiltà. Così è stato per i due grandi passi della sua vita professionale: la rilevazione insieme ad alcuni amici e amiche della Milano Libri di via Verdi, “una libreria a misura d’uomo, o di donna, e non un grande magazzino anonimo e sconsolante” e soprattutto la fondazione, nel 1975, della casa editrice La tartaruga di cui, un bel capitolo racconta simpaticamente l’origine del nome (si era ritrovata in una descrizione delle caratteristiche di quell’animaletto). Ricorda l’incoraggiamento fiducioso di Giovanni Gandini, marito dell’amica Annamaria, fondamentale per decidere di lanciarsi sul serio.
Laura Lepetit si racconta con umiltà e ironia, dai suoi oltre ottant’anni, dalla sua solitudine quotidiana, nella quale la compagnia del gatto è una preziosa scintilla di vivacità. Ripercorre la sua vita filtrata dal rapporto con le persone che hanno lasciato impronte importanti accanto alle sue e soprattutto dei libri che sono stati i mattoni con i quali ha costruito se stessa; a partire da Tonio Kroger, il denso romanzo breve di Thomas Mann, letto al liceo, e primo impulso all’amore per i libri che poi non l’ha più lasciata. Autori e autrici di cui richiama aneddoti, frasi ed opere, sembrano essere al suo fianco, a farle compagnia anche ora che vive da sola e lei sembra colloquiare con loro, quotidianamente,addirittura cambiare il suo rapporto nei loro confronti, da iniziale simpatia a indifferenza, da un primo disinteresse ad una grande passione, come in Capire Simone de Beavoir, Quando ho conosciuto Virginia Woolf o Cosa vuole una donna sulla augusta figura di Doris Lessing. Di alcune di queste grandi personalità, ne riporta con gradevole nostalgia il ricordo: Leni Riefenstahl, nata nel 1902 che, a 91 anni stava montando un film di riprese subacquee fatte ai Caraibi dove aveva dovuto dichiarare di avere 20 anni in meno per ottenere il permesso di immersione con le bombole di cui pubblicò con la Tartaruga Olympia e Il trionfo della volontà; Gertrude Stein di cui pubblicò l’Autobiografia di tutti e La storia geografica dell’America; Anna Banti, conosciuta a Firenze, nella sua accogliente libreria e di lei pubblicherà Il coraggio delle donne includendo anche il racconto Lavinia fuggita. Un capolavoro del quale chiese i diritti in Inghilterra per farlo uscire con La Tartaruga fu Le tre ghinee di Virginia Woolf. E ancora La danza delle ombre felici della Munro. Perché, se non si fosse ancora capito, La Tartaruga era una libreria “a condizione femminile”: pubblicava solamente autrici donne, note o sconosciute, grandi o esordienti, di ogni paese ed età. Un catalogo prestigioso che ancora oggi è in gran parte ripubblicato da altri editori. Se si è alla ricerca di spunti “al femminile”, qui se ne troveranno tanti, consegnati con acuti commenti.
I capitoli sono distribuiti in un ordine cronologico abbastanza preciso ma ricco di frequenti flashblack e flashforward che rendono il racconto più colloquiale e leggero. Un racconto di episodi, pensieri, citazioni letterarie, immagini e paesaggi della sua quotidianità: natura, piante, animali, profumi, luci, colori, emozioni. Questo libro è di fine lucidità nel presentarci una persona molto umana, decisa in certi frangenti, confusa in altri, capace di prendere iniziative ma anche di lasciarle andare quando non sono più nelle sue corde: “Ecco come sono fatti i ricordi, restano quelli che hanno segnato il nostro percorso, gli altri scompaiono anche se sono importanti, anche se ci abbiamo perso tanto tempo. Meglio così, viaggiare leggeri, andare sempre avanti fa stare meglio”.