Il mio nome è Zero, di Vio Cavrini (Polaris)

Il mio nome è Zero, di Vio Cavrini (Polaris)

Per ragazzi, per adulti. Per chi ama i viaggi che cambiano, per chi vuole approfondire le relazioni interpersonali con le loro problematiche e le loro opportunità. Questo romanzo di Vio Cavrini, scrittore viaggiatore e viaggiatore che scrive, è un’esplosione di novità e spunti. Non è una semplice storia, né tantomeno una fiaba. È una metafora, la metafora di un’evoluzione del ruolo dei singoli nel contesto sociale cui appartengono.

Protagonisti sono i numeri. Tutti i numeri. Straordinario questo primo sfondo di scena: i numeri sono notoriamente infiniti. E Cavrini ha saputo scrivere un romanzo con infiniti protagonisti.

“Una mattina Uno sognò che quelle linee rette che delimitavano da sempre la sua cella e la sua vita, quelle linee dritte e sottili che gli impedivano qualsiasi movimento, non fossero invalicabili”. Un incipit solleticante. Un risveglio da un sogno di libertà che schiude nuove possibilità, fino a quel momento impensabili: “Vero, a memoria di numero, nessuno era mai evaso dalla prigione, ma perché non provarci? Allungò un passo, nulla lo trattenne, superò la linea e si allontanò. Così ebbe inizio la storia”.

Uno, poi Due, poi Tre…uno dopo l’altro i numeri lasciano la prigione e partono per cercare libertà. Anzi, non sanno neppure di stare cercando la libertà. Semplicemente sperimentano. Una cosa che non avevano mai fatto prima. Dopo l’atto di coraggio di Uno, il primo, gli altri lo imitano, ma solo per il fatto di imitarlo cambiano la propria prospettiva e aprono un’avventura dove prima non c’era nulla.

Da qualche parte – non si specificherà mai un dove preciso: un terra al di là del  mare? un pianeta al di  là della Galassia? Un’altra dimensione? – da qualche parte quei numeri arrivano uno dopo l’altro smarriti, confusi ma anche, chi più chi meno, curiosi. Dopo i primi nove numeri, tutti diversi, cominciano a comparire quelli formati dai primi. Quando strani personaggi, che non sembrano affatto numeri si presentano come Più, Meno, Per e Diviso, rimangono perplessi. Ma un terrore originato dall’ignoranza, dalla non conoscenza li prende quando si accorgono che, avvicinandosi a quei nuovi personaggi, istantaneamente compaiono altri numeri: alcuni semplicemente più lunghi, altri ancora più misteriosi e insostenibili nella loro ambiguità, di quelli: sono numeri negativi e numeri frazionari.

Paura, diffidenza, ostilità, presunzione e tante altre emozioni negative s’impadroniscono degli animi dei numeri, semplicemente perché non sanno. Non conoscono. E la non conoscenza diventa generatrice di intolleranza.

Il nuovo popolo dei numeri liberatosi dei vincoli originari è così approdato ad una non meno angusta dimensione, quella del sospetto. Il sospetto a sua volta genera paura e bisogno di sentirsi protetti. Ma la protezione porterà paradossalmente a ricostruire quei vincoli che avevano voluto fuggire.

Il Protagonista, quello che dà il titolo al romanzo, è Zero. Per forza: lo zero è un numero che si distingue dagli altri: non è fra i numeri primi, non è un decimale, un frazionario. Non è nulla, ma è tutto. Zero proviene da quella sfera di conoscenza assoluta fuori dal tempo e dall’esperienza diretta e sa tutto. Ma la sua conoscenza lo fa tenere a distanza dagli altri e si trova a scegliere fra il mantenimento del suo ruolo o l’inserimento nella comunità dei numeri. Sarà una scelta sofferta e bisognosa di un lungo viaggio di formazione anche per lui.

Cavrini ha scritto, in forma metaforica, un romanzo sull’uomo, sul suo rapporto coi propri simili, sull’accettazione delle diversità, dei limiti, della fine;  un viaggio che vuole dare fiducia reciproca, ispirazione alla tolleranza e al perdono, all’accettazione di sé, degli altri, alla ricostruzione, ma anche alla conservazione.