S.O.S. dal passato, di Elle (EDDA edizioni)

S.O.S. dal passato, di Elle (EDDA edizioni)

Eva Cantini, la protagonista di questo romanzo, inaugura una nuova serie dell’autrice Elle, nom de plume della bolognese Elisabetta Laffi che di bolognesità condisce abbondantemente e gustosamente tutti i suoi romanzi. Eva, laureata in archeologia e diplomata in pianoforte al Conservatorio di Bologna, scrive servizi storico-archeologici per riviste specialistiche. Sorpresa dal lockdown del marzo 2020 mentre si trova in montagna, sull’appennino tosco-emiliano, decide, contro il parere di genitori e fidanzato, di rimanere lì, da sola, con l’unica compagnia della cagnetta Mina e soprattutto della propria straordinaria personalità. Perchè la curiosità, l’interesse storico, la passione per la natura e la montagna, la sensibilità musicale, la pratica culinaria le offrono un ventaglio di stimoli che non le permettono di sentire né noia né solitudine, che affascinano il lettore, tanto più quando ritrova in quegli interessi alcuni dei propri. 

Da tre anni Eva porta avanti un legame con Dario, archeologo conosciuto in Giordania, nel sito archeologico di Jebel al-Mutawwaq. Dario passa lunghi mesi nei luoghi di scavo e ricerca ed Eva si trova a quel punto della vita in cui un rapporto intermittente, fatto di lunghe lontananze interrotte da telefonate più che da veri incontri, comincia a non bastare, a sobillare dubbi, pretese, contestazioni. 

Il lockdown, come sospensione della vita sociale, diventa per lei una sorta di sospensione anche della propria vita personale, un’occasione per riflettere su ciò che può, vuole o non può, non vuole chiedere a se stessa e a lui. Nell’abbraccio dei suoi monti si sente al sicuro, più forte. Ma non basta, come si vedrà. Proprio perché le decisioni su un rapporto importante andrebbero prese in due. Anzi, di più: ancora prima delle decisioni, l’analisi introspettiva dei propri bisogni e delle proprie insoddisfazioni andrebbe condotta da entrambi, insieme.

Intanto, però, Dario è in Giordania, lontano fisicamente e – almeno così crede Eva – anche mentalmente perché la sua testa, il suo cuore, non distano da lei solo migliaia di km ma anche migliaia di anni. Sente che la mancanza di lui è in questo momento più forte del trasporto per quella passione di lui per la ricerca, per gli scavi, per il proprio lavoro, senza riflettere sul fatto che lei stessa, di carattere, si fa prendere dai propri interessi con il medesimo coinvolgimento: “Ogni volta che penso a quel mio vano tentativo di prevenire una delusione, anziché curarla, convengo con me stessa come ciò sia impossibile, e riconosco anche che, in taluni casi, la prevenzione non sia una terapia, bensì una castrazione”.

È quello che le capita con il cold case nel quale si imbatte per puro caso, scovando, nel rimettere in ordine il solaio, il diario della bisnonna Bice, le lettere di un’amica di nome Amelia e, in una busta, ordinati e quasi catalogati, numerosi articoli di giornali del 1938, nei quali si parla della morte violenta della giovane. 

La vicenda affascina Eva e fa vibrare incontenibilmente le sue corde di ricercatrice storica. Il passato, che sia quello remoto delle antiche civiltà o quello quasi contemporaneo di quattro generazioni prima, è per lei una dimensione affascinante, irresistibile, avvolgente e ci si immerge perdendo quasi, proprio come Dario, il contatto con la realtà. 

Comincia così la sua indagine personale, allo scopo di ricostruire tutta la vicenda e cercare una possibile spiegazione alternativa. E non solo perché c’è di mezzo la propria bisnonna ma anche perché fin dall’inizio la storia di Amelia si presenta molto molto intrigante. Amelia è figlia di una famiglia benestante bolognese, il cui padre è notaio da più generazioni. La passione della giovane però è per la letteratura medievale e proprio la tesi di laurea sulla nazionalità di Walther von der Vogelweide forse il più significativo  dei Minnesänger dell’alto Medioevo germanico, segna la sua sorte. Su consiglio del suo professore si reca a Vienna per consultarsi con il maggior esperto in materia, il professor Jürgen Brenner. Il fascino fisico e culturale di lui, la giovinezza e la molteplicità di interessi di lei sono un comburente ineluttabile. Nonostante lui sia già sposato, scoppia un amore incontenibile. Un amore che cresce e matura per alcuni anni fino a quando gli eventi esterni non intervengono altrettanto ineluttabilmente.

Eva analizza tutti i documenti, ma non si ferma lì. Trascinata dalla sua natura sensibile, dal proprio stato di incertezza sentimentale, ispirata dai monti che la circondano carichi di poetico magnetismo, introietta quella storia lontana nelle crepe della propria insicurezza. Nel prendere appunti su quello che riesce a ricostruire dal diario, dalle lettere, dagli stralci di giornale, da tutto quello che trova sul contorno storico del momento, ci aggiunge la propria visione, arricchendola con la propria fantasia e le proprie suggestioni. Scrive e si lascia trasportare lontano nel tempo e nei luoghi, come se fosse insieme alla sua eroina, come se vedesse anche quello che avviene intorno a lei, quello che segue la sua morte. Si delinea così un breve romanzo dentro il romanzo, dove le due protagoniste separate da quasi un secolo, si incontrano fuori dal tempo attraverso le pagine di un diario avito e si fondono sulla delicata copertina uscita, come quelle degli altri romanzi dell’autrice, dalla mano di Susanna Preti.

Romanzo multistrato, come già lo erano i precedenti, questo di Elle, che sovrappone il piano storico a quello giallo, umoristico, romantico, introspettivo, farcendoli di curati dettagli storici, geografici, musicali, archeologici, naturalistici. Per certi versi richiama i romanzi di Verne, dove la trama diventava occasione di approfondimenti che, inseriti nel contesto pur come brevi excursus, non comportavano rotture nel filo narrativo, ma curiosi e interessanti abbellimenti.

Così sono deliziose icone di tradizione emiliana le ricette che Eva cucina con pochi semplici ingredienti, sono toccanti momenti di evasione musicali quelli in cui seleziona i brani da suonare in base al proprio stato d’animo, sono suggestive fotografie del patrimonio floreale e faunistico dell’Appennino le immagini colte durante le sue passeggiate. E, soprattutto, quasi una firma dell’autrice distribuita qua e là nelle pagine, a marcare il valore dell’attaccamento alle radici e alle tradizioni, sono simpatiche pennellate di cultura locale le espressioni dialettali bolognesi che sfuggono spesso alla protagonista.

La scrittura di Elle, dopo aver attraversato quattro romanzi della serie di Mia Maldini, si mantiene fedele alla personalità dell’autrice che dà alle sue protagoniste tutta la propria eclettica personalità, i propri interessi, le proprie sfumature d’incertezza, incoerenza, bisogno di conferme; ma è indubbiamente maturata nel percorso: è diventata più fluida ed essenziale, più diretta, senza mai tradire la spontaneità della narrazione in forma diaristica, che le permette di seguire passo passo i pensieri di ogni giorno, oltre che i fatti della trama, dando una grande concretezza alle sue storie e ai suoi personaggi.