Pensieri a perdere, di Barbara Albertini (Giulio Perrone)

Pensieri a perdere, di Barbara Albertini (Giulio Perrone)

Silloge d’esordio di Barbara Albertini, bolognese, restauratrice con la passione per la poesia. 

Nell’alternanza di versi sciolti a versi più strutturati, talvolta in rima, si percepisce l’attaccamento umile a questo genere letterario che conserva un’eco di filastrocche, poesie di un tempo, ammiccamenti all’infanzia.

C’è una ricerca di luce, di orizzonti aperti, di fiducia, di speranza. Anche nelle poesie più dolorose c’è un invito all’ascolto di sé e delle emozioni di resilienza e fiducia.

Come in Epitaffio:

Non ho arti, ma sensi!

Non ho voce, ma vento!

Non ho occhi, ma luce!

C’è un capovolgimento di valori, nel riconoscimento di pregi dove normalmente si vedono difetti.

Come in Insomnia, Sogni di mezza età o in Rughe:

La prima mi ha fatto sorridere.

La seconda mi ha incanta.

La terza inebetita.

L’ho osservata a lungo,

poi l’ho dimenticata.

Ora le incontro ogni giorno

Sul mio viso

Ma incrinicate da costosi occhiali

appaiono e subito scompaiono.

(…)

Le rughe sono ciò che resta

Delle emozioni nei nostri sguardi

Attorno ai nostri sorrisi

Sono il respiro della nostra pelle.

C’è un dono lirico agli affetti, e c’è tanta natura personificata narratrice in prima persona, come in Terra:

Gorgoglio, ribollo, surriscaldo, brucio,

sublimo.

Congelo, sciolgo, vortico, prosciugo,

allago.

Appaio, tremo, affondo, scompaio

Riaffioro

O come in La Foresta:

Io sto

A lungo nel tempo

Se il fulmine

Non mi brucia

Se la tempesta non mi sradica

(…)

Lasciamo stare anche per te,

uomo grigio di cemento.

Sono poesie con le quali l’autrice richiama al rispetto all’attenzione, all’apprezzamento: si appropria di emozioni che il quotidiano le procura, le ferma, le pondera, le restituisce vestite di versi, più belle, più amabili.

Sono splendide Istinti naturali, sulla nascita vista dal feto:

come in Mamma:

Tu sei me, io sono te.

Vittorie, sconfitte

Sospiri, rimpianti

Io sono te, tu sei me.

O ancora in Da padre a figlia e viceversa,

Figlia,

non pensare a me come un’impronta lasciata a sciogliersi nel tempo.

Padre,

non pensare a me come altro da te.

Le tue idee, i tuoi rimproveri, le tue paure,

i tuoi consigli, i tuoi dubbi, e la tua dolcezza

sono io

E in Diciotto e oltre:

Puoi tenermi lì dentro

A custodire i tuoi sogni,

pronta a liberarli ad un tuo cenno.

Le mie braccia saranno elastici infiniti

Che ti riporteranno a me quando ti perderai.

Sarò l’abbraccio nelle difficoltà

L’urlo che ti spronerà.

Ma l’Albertini sa anche essere struggente in modo nuovo, costruttivo, come in

L22/05/1978 n°194 sull’aborto:

Provi ad accettare

Questo tuo rifiuto

Egoistico, definitivo, lacerante, urlante.

Qualunque dubbio, poi

Risulta sterile e inutile.

Si consapevole però

Che c’è forza nella tua debolezza,

altruismo nel tuo egoismo.

I tuoi dubbi sono invero,

decisioni.

 o 2 agosto 1980 dedicata ai Pocoprima o Pocodopo

Prima e dopo

Il Durante determina Vita o Morte

 

Ricco il lessico, senza mai essere eccessivo, frequenti le figure retoriche: metafore naturalmente, ma anche, onomatopee, climax, allitterazioni.