The Committments, di Roddy Doyle (Guanda)

The Committments, di Roddy Doyle (Guanda)

Un’immagine efficace e indimenticabile della gioventù irlandese degli anni ’80.

Protagonisti sono alcuni ragazzi che decidono di mettere su un complesso musicale, guidati da un esperto, Jimmy Rabbit, le cui conoscenze in campo musicale sono indiscutibili per tutti. In questo modo egli riesce a costituire un punto di riferimento, ma nello stesso tempo un fortissimo “moderatore”, un giudice nei litigi, un consigliere nelle difficoltà. Accanto a lui, si profila presto un’altra figura molto incisiva, chiamata Joey the Lips, che delinea un proprio passato musicale di grande esperienza (dice di aver suonato con tutti i grandi del jazz e del blouse); la veridicità delle sue affermazioni non è tanto importante quanto lo è il ruolo di ispiratore e coordinatore dovuto più che altro alla maggiore età rispetto alla media del gruppo. E’ lui, insieme a Jimmy, a creare il complesso, a dargli anima, spiritualità, competenza ed entusiasmo. E la giovinezza dei componenti, comprese le tre ragazze del coro, condisce la storia di realismo, ironia, umanità.
La musica deve essere musica soul, cioè la musica di chi deve lottare per affermarsi, come hanno fatto i negri negli Stati Uniti: “Il soul è la politica della gente, il soul è tirarsi du, darsi una ripulita… Il soul è dignità, è rispetto, è orgoglio”. In questo modo, Joey the Lips convince i ragazzi a vestirsi bene, a presentarsi in modo dignitoso e serio. “Dignità è fiducia in sé. Dignità è affermazione dei propri diritti. Dignità è eleganza, è stile”. Poi, per convincerli a trattare certi argomenti, continua: “Il soul è la musica della gente. Il soul è la strada. Il soul non è fatto di parole, il soul è sentimento. Il soul è tirarsi fuori da se stessi”. Sono concetti importantissimi per la formazione delle personalità giovanili. E le due guide del gruppo, Jimmy e Joey the Lips, riescono a trasmetterli nel modo più diretto e comprensibile. Poi, si va anche oltre, arrivando al tema fondamentale: “Dublino è piena di dorga, e la droga non è soul! I veri fratelli del soul dicono No all’erba. E a tutte le droghe. Il soul dice No”.
E alla base di queste ispirazioni, c’è l’amore per la propria città, per Dublino: “La vostra musica deve dire da dove venite e a che tipo di gente appartenete. Gli Irlandesi sono i neri d’Europa. E i Dublinesi sono i neri dell’Irlanda”.