Il viaggio mitico, di Marilù Oliva e Matteo B. (DeAgostini Ragazzi)

Il viaggio mitico, di Marilù Oliva e Matteo B. (DeAgostini Ragazzi)

Superare il disagio da bullismo grazie al mito greco.

Comprendere nel senso letterale del termine, prendere insieme, non escludere, non separare le diversità, ancora grazie al mito greco.

Marilù Oliva, scrittrice e insegnante, che ha dedicato diverse pubblicazioni ad una rivisitazione dei miti classici in prospettiva femminile, affianca il figlio Matteo in questo romanzo (anche ma non solo) per bambini.

Vince, il protagonista, a dieci anni, è vittima dell’atteggiamento schiacciante della banda di Serafino, suoi compagni di classe. Ma è una prepotenza psico-sociale non fisica: vorrebbe tanto essere accettato nel gruppo dei super che vede come una sorta di eroi, ma da loro si sente considerato solo oggetto di scherzi e prese in giro, per il resto: “È come se non esistessi. Sono invisibile”.

Vince ha un fratellino down, di 6 anni, entrato in prima nella sua stessa scuola. Ed i bulletti non tardano a riversare l’ilarità dal maggiore al minore, o meglio al maggiore attraverso il minore. Deridono il piccolo Pablo, chiamandolo “mongolo, mongoloide”. Ancora prima di sapere con esattezza che cosa significhi, Vince ne percepisce la sgradevolezza, la malignità, il sottinteso repulsivo. Non solo: la violenza dell’offesa declamata si propaga e si amplifica nel silenzio che la segue: “Il resto della classe non dice niente. Come se non sentisse. Come se non vedesse”. C’è Susanna, la maestra prevenuta, che si lascia fuorviare dalla sicurezza di Serafino e di quelli come lui. C’è però anche Claudia, la maestra comprensiva, che è più sensibile e cauta nei giudizi . E c’è Viola, la compagna che, pur non riuscendo a prendere le sue difese in modo aperto, ha la delicatezza di farlo confidenzialmente. E per Vince è già tanto.

La famiglia di Vince comprende anche Frida, soprannominata Micia, la sorella maggiore che studia medicina e naturalmente i due genitori che, attraverso l’educazione trasmessa e la filosofia di vita indotta gli costruiscono intorno un ambiente sicuro, sereno, confortevole. È la famiglia che darà a Vince le armi per superare le difficoltà. La mamma, leggendo loro ogni sera le storie degli antichi greci, ha donato loro qualcosa di importante, un valore simbolico, un filtro interpretativo che il protagonista, grazie anche alla sorella e allo stesso fratellino più piccolo, che parlano per età e contesto la sua stessa lingua emozionale, saprà riconoscere ed applicare alla propria realtà.

È nel momento in cui la lettura non passa più attraverso la mamma perchè Pablo chiede direttamente al fratello di leggergli il mito del Minotauro, una delle storie preferite, come se sentisse un legame con quello che tutti hanno sempre considerato un mostro (“Ma siamo proprio sicuri che fosse un mostro?…A me sembra un tipo troppo forte!”), che Vince sarà indotto a riflettere su questo. Ma lo farà nel subconscio dei sogni.

Trasportato dalla notte nell’antica Creta, nell’inconscio del sogno, Vince estrinseca ciò che Pablo gli ha insegnato: “vedere la sostanza sotto l’apparenza”. Ed è così che il minotauro cessa di essere un mostro, e diventa una sorta di unico. Così come è unico ciascuno di noi.

Vince supera il pregiudizio dei super su di sé perché sente di essere qualcosa di importante indipendentemente dal loro riconoscimento e supera il pregiudizio dei super sul fratellino, perché il fratellino stesso non ha pregiudizi su di sé: “Vince, perché ti arrabbi quando dicono che sono mongolo? Non ti devi arrabbiare, io sono mongolo davvero” e quando, spiazzato, il fratello riesce solo a replicare che non si dovrebbe dire mongolo ma down, Pablo, ancora una volta, ha la risposta più giusta, quella semplice della realtà: “Alla fine, comunque lo dicano, non cambia. Io sono quello che sono”. 

Nel linguaggio scorrevole e diretto del romanzo per bambini, la visione adulta di una scrittrice che ha sempre saputo adattare la penna ai destinatari dei messaggi che affida ai suoi libri si combina con la visione giovane di un ragazzino che dalla madre ha imparato a leggere dentro il mito e a trascrivere le emozioni filtrate da quello che gli antichi ci hanno tramandato, un patrimonio sconfinato di situazioni, comportamenti, reazioni, sentimenti, che non hanno età e che possono darci la lente per guardare la nostra realtà in modo più profondo, più acuto, più articolato, più autentico.