Tra i mondi, di Diego Matteucci (Sàga)
Chiara è la protagonista: dieci anni, una bambina, “un libro tra le mani, persa im un mondo incantato di fate e gnomi, un mondo perfetto dove le mamme non morivano certo per uno stupido incidente stradale”.
Questo è l’incipit. Duro, pregno di disillusione e rassegnazione. Ma la fantasia, la capacità di immaginare è più forte della realtà. Non può cambiarla. Ma può allargarla, approfondirla, estenderla, colorarla, profumarla. È così che Diego Matteucci fa per la sua piccola protagonista. La porta – con una caduta accidentale in un canale – in un’altra dimensione, una sorta di storia parallela, facendole vivere un’avventura incredibile che le insegnerà a comprendere la perdita e a farne un uso diverso dalla disperazione.
Travolta dalle acque, Chiara viene salvata da un giovane, Jordan, che la porta nel palazzo della regina Sofia, dove le viene rivelato che il suo arrivo sembra costituire la realizzazione di una profezia. Una bambina giunta dalle acque del fiume Speranza avrebbe risollevato le speranze del regno. Un regno che nel deperimento della sua regina stava declinando esso stesso sempre più gravemente. Chiara è confusa, cosciente di ciò che ha lasciato, del proprio mondo, dei propri affetti (il padre, gli amici), ma completamente ignare e incredula di quello che sta vivendo in quel momento, delle persone che l’hanno accolta e delle quali sente di potersi fidare nonostante l’assurdità della situazione: Jordan, premuroso, Carmione, la sua fidanzata, che diventa subito quasi una sorella maggiore, e soprattutto la regina Sofia, dolce, fragile, magicamente simile alla mamma Laura perduta.
La sovrapposizione delle due identità è continua, per Chiara, in tutto il romanzo; come se volesse assolutamente attaccarsi all’illusione che la madre non sia perduta, che sia riscopribile. Ripetutamente la regina la disilluderà, ma cercando di sensibilizzarla all’essenza delle persone che è ciò che resta. Davvero. Realmente. È questo che Chiara deve imparare in quell’avventura. E lo farà combattendo per restituire al regno le Sabbie di Mauril, elemento primordiale della vita e principio di equilibrio dei mondi. Sabbie che sono state sottratte dal nemico. E scoprirà che il nemico non è quello che sembrava, quello che le avevano detto altri, quello che aveva l’apparenza di esserlo. La capacità di Chiara di vedere l’essenza delle persone, di percepire il buono dietro la veste cucita da altri, è fondamentale per la vittoria del bene sul male. E, ancor prima, è fondamentale per la fiducia nelle persone giuste.
I mondi che si tengono in equilibrio grazie alle Sabbie di Mauril sono le vite possibili, dimensioni parallele, strati di tempo. L’identificazione fra la regina la sua mamma, così come fra i cavalieri Lucas e Ivory ed i suoi amici, e in parte, più inconsciamente fra Ermetas e suo padre, è il riconoscimento di altre possibilità di vita, in altri tempi, e in altri luoghi, contemporanei. La contemporaneità delle esistenze, espressa dall’equilibrio dei mondi, è fondamentale per reggere il peso della speranza, per poter sentire che c’è la possibilità di non perdere del tutto chi amiamo. Chiara impara così a credere alla realtà di altre realtà, e questo le darà la forza per credere alla realtà della propria madre in altre possibilità, così da non sentirla perduta.