La tempesta nel bicchiere, di Marina Martelli (Laura Capone Editore)

La tempesta nel bicchiere, di Marina Martelli (Laura Capone Editore)

In questo racconto lungo l’autrice tratta alcuni temi distinti e connessi: la solitudine, l’anzianità, la mancanza, i rapporti filiali, il rimorso, l’ascolto. E lo fa in poche pagine, ricchissime grazie alla forma originale ed efficace scelta: alternanza di capitoli, introdotti da una domand-chiave, in cui padre e figlia espongono i propri pensieri. La trama li segue, si profila nel loro pensato già pregna delle loro emozioni e riflessioni.

Il padre, anziano, è in una casa di riposo a causa di malattia senile, che impediva ai figli con le rispettive attività di lavoro e famiglia, di seguirlo adeguatamente. La sua accettazione percepita tranquilla era in realtà rassegnata. Ma perchè i figli capissero quanta asfissia ci fosse in quella rassegnazione è stato necessario un episodio-svolta: la fuga del padre dalla RSA. Non una fuga, meglio un’azione. Dopo tanta passività, suggestionato dall’immagine di un roseto in viale Bellini di cui gli ha parlato il giardiniere, sulla scia del ricordo di quanto la moglie amasse le rose, esce dal cancello seguendo le prime indicazioni che il giardiniere incautamente e certo senza immaginare che le avrebbe realmente seguite gli aveva dato.

E’ lo sconcerto generale. Avvertiti della sua scomparsa, i figli si precipitano prima alla RSA, poi alla polizia, poi per la città alla sua ricerca. Mentre lui segue lentamente il suo percorso. Lentamente perchè non ricorda tutto, non ricorda subito, le informazioni gli spariscono poi ritornano, il trambusto della città lo sconcerta ma nello stesso tempo resta fuori di lui: ogni rumore sembra giungere ovattato dal suo filtro mentale ed emotivo.

I capitoli sono intitolati con emblematiche chiavi di ricerca: Dove? Chi? Perchè? Come? Cosa?  sui quali riflettono entrambi: il padre e la figlia. Entrambi alla ricerca di qualcosa e di qualcuno contemporaneamente. Il padre, consapevole di ciò che gli manca, la figlia consapevole dell’essere stata tanto a lungo inconsapevole di quella mancanza. Nel momento in cui sente le parole di Ines, la giovane assistente rispetto a lei, al padre, ai suoi fratelli così diversa e contrastante nell’età, nel background, nell’atteggiamento e nell’aspetto capisce  come sia l’ascolto e non il legame preesistente ad aprire le porte alla comunicazione autentica ed efficace. E si avvia verso una conoscenza del padre come non aveva mai avuto. Perchè si era sempre sentita e portata come figlia. Nella ricerca di lui sperduto, le parti si sono invertite: come se rincorresse un figlio. Una spirale di rapporto filiale che non ha più un capo e una coda, ma si avvolge e si riavvolge su se stessa. Non diventa groviglio se impariamo a seguirne il filo.