Mare e amare, di Filippo Melis

Mare e amare, di Filippo Melis

Filippo Melis, sardo, ha legato il proprio io più profondo ad un “paesello sperduto tra le dolci colline dei Gerrei”, Goni, noto per il sito nuragico di Pranu Muttedu, e lo descrive lui stesso nella seconda di copertina, che è forse la prima poesia del libro: “mi sono sempre considerato figlio di questo piccolo centro agropastorale abbracciato da querce piegate dal vento e cresciute sotto lo sguardo attento della guardia di pietra che le osserva benignamente dall’alto”.

Eppure, sfogliando con calma e delicatezza le pagine di questa raccolta, si scopre come il vero protagonista dei versi sia il mare. E il loro principio ispiratore non l’amore – come siamo soliti pensare della maggior parte dei componenti lirici di ogni tempo e luogo – ma il verbo all’infinito, amare. Che è diverso, a ben pensarci. Non è un sostantivo che dà un’idea di fermo immagine. È un’azione e basta il primo elemento dell’analisi logica – modo infinito – per dare tutt’altra idea: un continuum che attraversa il tempo, senza che sia individuabile la sua origine né tanto meno la sua fine:

Il mio domani
coincide con il mio passato

Il mare è espressione di quell’amare all’infinito e si contrappone alla concretezza arida e cruda della terra,

Terra arida. Pietre.
Sabbia rossa. Deserto.

e

sopporta
abissi di tristezza,
crepuscoli di pensieri

nel suo essere capace di accogliere e vivificare. 

Con quel senso di ritorno continuo delle onde, dalle origini remote, il mare

schizza vestigia
di passato

 e annulla il tempo avvolgendolo ininterrottamente su se stesso.

Accanto al mare e alla terra, troviamo la luce e le tenebre, analogo emblema dello scorrere e della ciclicità, di opposti che si generano dalla scomparsa reciproca.

Per questo protagonista assoluto di tutte queste poesie è forse il tempo, visto nel suo essere inesorabile sì, ma anche fidato, sicuro, come un porto:

Ultimo tramonto.
Si abbassa il sipario
lentamente.
Un altro giorno
incrementa il passato.

Tutte le poesie di Melis sono costituite da versi di poche parole, a volte una o due soltanto, come gocce stillanti. In doppia lingua, italiano e spagnolo, come espressione di due sentire gemelli. Si leggono con un senso di delicatezza e semplicità e tracciano nell’anima un segno sottile e profondo come un’incisione rupestre.