Il club dei perdenti, di Andrew Clements (Rizzoli)

Il club dei perdenti, di Andrew Clements (Rizzoli)

Versione al maschile della Matilde di Dahl, Alec è un ragazzino che al suo primo giorno in I media, si ritrova già convocato in Direzione, secondo quello che per lui è ormai un rito, dopo i cinque anni delle elementari nello stesso istituto comprensivo: era stato sorpreso a leggere. Del resto, era molto difficile non sorprenderlo a leggere, per il semplice fatto che Alec, se non dormiva o mangiava, leggeva: Se iniziava un libro, Alec doveva arrivare a metàperché la metà lo portava sempre alla fine della storia. E Alec doveva sapere cosa succedeva dopo, a qualunque costo. Non solo. Un libro letto, per Alec, non era un libro finito, ma un libro acquisito, da rileggere al momento giusto. Ed il momento giusto non è certo quello delle lezioni che ogni tanto non trattengono la sua concentrazione e lo portano a rifugiarsi nel suo mondo: “Certe persone avevano dei cibi di conforto, lui aveva dei libri: storie talmente conosciute che leggendole sembrava di pedalare in discesa (). Anche se conosceva quel libro come le sue tasche, amava ancora tutti i personaggi, ogni colpo di scena. E dopo una giornata come quella era bellissimo sapere esattamente cosa sarebbe successo dopo“. Alle medie, però, le cose cambiano ed i suoi genitori gli prospettano corsi di tecniche di studio se i suoi voti saranno poco meno che eccellenti alla fine di ogni settimana.

Non solo: iscritto al Tempo Prolungato perché i genitori hanno spostato la loro sede di lavoro e non possono ritirare i figli al termine delle lezioni, dopo l’entusiastica aspettativa di poter disporre di tre ore libere per la lettura, scopre con disappunto che non può fare quello che vuole perché la prima regola del Tempo Prolungato è quella di essere iscritto ad un club (può scegliere se aderire ad uno già esistente o crearne uno nuovo) e la seconda prevede che per fondare il club occorrano almeno due iscritti. A questo punto, Alec deve affrontare la sua prima sfida, trovare un altro lettore ostinato come lui (secondo la bellissima definizione di Rosanna Bonafede). Lo trova per caso; anzi la trova: Nina, che sorprende nel club degli origami a leggere Nelle pieghe del tempo, uno dei libri della sua lista di preferiti. Non ci mette molto a convincerla a firmare l’iscrizione al club perché lei sembra proprio come lui: non vuole un club tradizionale in cui si fanno chiacchiere inutili, vuole solo leggere. Si forma così il Club dei Perdenti, nome che, come le spiega Alec, ha la funzione di ‘puzzola’, tenere lontani gli altri, così da restare i due unici iscritti, sicuri di poter dedicare le tre ore del tempo prolungato alla lettura indisturbata. Tuttavia, nonostante il nome e l’esclusività dell’oggetto del club, Alec si renderà conto che non è così facile estraniarsi dal mondo e dal contesto scolastico.

Ci sono i bulli come Kent, belli e bravi nello sport, che non rispettano i confini naturali delle diverse scelte occupazionali, tracimano dal successo della loro immagine, travolgendo chi è lontano e diverso da loro, i più timidi, i più riservati come Alec che deve quindi imparare a passare da una semplice e inefficace ignoranza delle provocazioni ad una risposta diretta ma non violenta. Ed è un passo molto difficile e importante nella crescita individuale e sociale di un preadolescente.

E c’è un sentimento nuovo per lui, una soffusa gelosia per Nina quando entra nelle mire di Kent che l’avvicina e la convince a giocare con lui. E’ questa senza dubbio la sfida più difficile e lunga, perchè deve imparare a dipanare le emozioni che lo assalgono, riconoscendone il significato e capire come gestirle in moro rispettoso dell’altro. Deve imparare a vedere oltre la propria dimensione, deve cambiare lente con cui guardare l’altro e cambiarla più e più volte.

Il percorso di Alec è quindi un percorso di formazione e acquisizione di consapevolezze nuove. Se fino a quel giorno era rimasto chiuso nel suo mondo di libri, capisce che può uscire da quel mondo per entrare in altri così come può lasciare che altri entrino nel suo. Una compenetrazione di insiemi che genera unioni più ricche.

Clements ha un grande merito per aver creato questo protagonista: non solo per aver avuto il coraggio di investire un ragazzino di 14 anni di una responsabilità sociale così grande come quella di essere un lettore ostinato, ma soprattutto per avergli dato l’occasione di incontrare altri coetanei come lui, consegnandoci così un bellissimo e radioso messaggio: di lettori ostinati che ne sono più di quanti ne immaginiamo!