Nelle viscere di Bologna, di Massimo Fagnoni (Fratelli Frilli)
Una conferma ulteriore – se mai ce ne fosse bisogno – della grande vena narrativa di Massimo Fagnoni, laureato in filosofia, con esperienza di lavoro nei servizi sociali e in polizia; e, in più, con l’umile sensibilità di volere e saper cogliere le cicatrici di ferite dell’anima.
Nato anche in risposta a lettori che gli avevano chiesto un quadro completo della storia del protagonista della sua serie noir di grande successo, Le indagini di Galeazzo Trebbi, questo libro ci restituisce il suo passato nel presente, altalenando fra due linee cronologiche, quella attuale, del 2017, nella quale Trebbi è l’investigatore isolato e cupo che conosciamo, con ferite antiche che bruciano ancora (la perdita della moglie e l’infermità della figlia) e quella del 2005, quando era alle origini della sua carriera, ancora avviluppato nel confortevole clima di una famiglia serena, ma sul limite del baratro nel quale un incauto appostamento lo sta per precipitare. A San Mauro Mare, dove ha scoperto nascondersi l’individuo che stava da tempo cercando per l’assassinio di un suo giovane amico, un altro suo grande amico, collega, coetaneo, compagno di scampagnate familiari per l’amicizia che legava anche le rispettive mogli, rimane ucciso nell’atto di coprirgli le spalle.
Due amicizie perdute, la seconda nell’atto di vendicare la prima.
Per 22 anni si è macerato nella sua doppia colpa, accettando le percosse del destino negli affetti più cari, come espiazione di quelle due morti, di quei due amici insostituibili che si erano sacrificati per lui.
Valdas Kaleshi era un giovane albanese che Trebbi alcuni anni prima, quando era in Italia da pochi mesi, appena diciottenne, aveva arrestato per spaccio. Intenerito dall’ingenuità e dalla prospettiva di vita che aleggiava sul ragazzo, lo aveva salvato dalla strada trovandogli lavoro in un autolavaggio. Da quel momento, Valdas aveva sempre nutrito per quel rude poliziotto un affetto incondizionato, misto ad ammirazione e gratitudine che manifestava aiutandolo come informatore. Una prova di fiducia temeraria perché un giorno maledetto, l’oggetto dell’informazione è qualcuno di molto, troppo in alto, perché il giovane non ci vada di mezzo. Trebbi non se lo può perdonare, ha solo un obiettivo davanti a sè, fargliela pagare. O con l’arresto, o peggio.
Ma sono passati gli anni senza che nulla sia cambiato. Valdas non è stato vendicato e Vincenzi pulsa nei ricordi con quel sorriso irresistibile che lo rendeva simpatico a tutti. Un sorriso che nei cuori degli amici non si è ancora spento e li richiama ogni anno il giorno dell’anniversario della sua morte, alla Certosa. Quell’anniversario del 2017, dopo 22 anni, alla Certosa, quella “piccola Pompei intonsa”, è andato anche Trebbi, per la prima volta, forse a cercare una riconciliazione col sé incapace di scontare del tutto l’antica colpa. A quel luogo Fagnoni dedica alcune righe di rara poesia: “un insieme di architetture e lapidi e fiori e dentro poca gente, che si muove piano, senza fretta, là dentro non c’è più nessuna ansia da competizione né obiettivi da realizzare; Trebbi sente l’impatto buono di quel silenzio immediatamente e come ogni volta che entra in un luogo simile ne avverte l’effetto pacificatore, che riporta tutte le ansie e le aspettative alla giusta dimensione”.
Ma quell’anno qualcosa è destinato a cambiare.
Ed è una strana pista quella che finalmente lo condurrà al vecchio nemico, una pista che apre Gigi, il barbiere che conosce da tempo, proprietario di una delle poche botteghe di barbiere di una volta che ancora sopravvivono a Bologna, “Da Gigi barba e capelli, non è possibile equivocare, da Gigi non troverai nulla di più di ciò che offriva un tempo il negozio di barbiere” che oggi è stato ormai del tutto soppiantato da “pirotecnici luoghi dove l’uomo medio può trovare una risposta alle proprio malinconie estetiche, al suo interno lavorano professionisti del settore, multicolori, tatuati, spesso trafitti da piercing nei punti strategici e in perenne movimento al ritmo sincopato e ipnotico di musica lounge. Ti danno subito del tu anche se potresti essere il loro nonno”. Mentre gli fa barba e capelli, Gigi gli chiede di indagare sulla scomparsa di una prostituta di alto borgo che abitava sopra di lui. Trebbi accetta, per quell’amicizia semplice e schietta che per lui è rimasta l’unica forma di affetto contraccambiato (escludendo quello disperatamente a senso unico per la figlia).
Fagnoni ci regala un altro romanzo straordinario, profondo, emozionante. Nell’antico e sempre attuale tema della colpa ed espiazione, introduce l’elemento dell’amicizia: quella fedele e disinteressata, quella simulata, quella semplice e superficiale che, forse proprio per questo, ha più speranze di conservarsi, come quella che lo lega a Devis, il barista di Villa Torchi, “uno dei motivi per i quali Trebbi si reca quotidianamente lì, una sorta di amico senza i fastidi e gli obblighi dell’amicizia” che “rappresenta la continuità, una persona da incontrare tutti i giorni con la quale scambiare soprattutto chiacchiere e facezie, perché di tanto si nutre l’amicizia, di consuetudini quotidiane, tormentoni, luoghi comuni, battute scontate e spartite e di tempo condiviso, forse Trebbi di questo ha bisogno nella sua vita, pesone alle quali tornare che in un modo o nell’altro siano disposte a sopportarlo tutti i giorni”.
Non dimentichiamo infatti che, ancora e sempre, è Bologna lo sfondo dei romanzi polizieschi di Fagnoni, una Bologna noir, fatta di strade e di tunnel di criminalità nei quali brancolano i pesci piccoli, mentre quelli grandi aspettano fuori, alla luce, al sicuro.
Il dettaglio emotivo e psicologico è sempre magistralmente trattato, tanto più in una storia come questa che racconta il passato, il presente, le cause e gli effetti di un’esistenza distrutta ma accettata e sopportata. E’ un libro perfetto per chi ha già letto i romanzi precedenti e trova qui pezzi conoscitivi fondamentali nella ricostruzione del puzzle della complessa personalità di Trebbi; ma è perfetto anche per chi non ne ha letto ancora nessuno e fa la sua prima conoscenza, nel momento fatidico della sua vita, di un personaggio che poi avrà il piacere di andare a ritrovare in tante altre storie.